La delegazione era composta di 37 persone, tutti eritrei (oltre 20 superstiti e alcuni familiari), provenienti da diversi Paesi europei dove hanno trovato accoglienza, spesso presso familiari che già vi si trovavano. Fra questi – ha detto al termine dell’incontro il direttore della Sala Stampa della santa Sede, padre Federico Lombardi – Paesi si possono enumerare Germania, Svezia, Norvegia, Olanda, Danimarca… Altri superstiti sono ancora in arrivo per unirsi alla delegazione in occasione delle commemorazioni a Lampedusa il prossimo 3 Ottobre.
Uno dei rifugiati ha rivolto al Papa alcune parole in inglese, chiedendo appoggio e sostegno, ad esempio per il riconoscimento delle salme che in certi casi non si è ancora potuto raggiungere.
Un altro ha rivolto al Papa alcune parole nella sua lingua, una giovane ha ringraziato il Papa per le diverse forme di appoggio e aiuto per i migranti e i rifugiati. “Tutto quello che avete sofferto si contempla nel silenzio, si piange e si cerca il modo di essere vicini”, ha aggiunto il pontefice: “a volte quando sembra di essere arrivati al porto ci sono cose durissime. Si trovano porte chiuse e non si sa dove andare. Ma ci sono molte persone che hanno il cuore aperto per voi. La porta del cuore è la più importante in questi momenti. Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore! …Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!”.
Al Papa – ha riferito Lombardi – è stata offerta in dono una scultura in ferro, raffigurante una bottiglia nel mare che al suo interno racchiude una famiglia. Al termine il Papa ha salutato personalmente ognuno dei presenti.
La delegazione era accompagnata da Mons. Konrad Krajewski, Elemosiniere pontificio, e da padre Giovanni La Manna del Centro Astalli. (R.Iaria)