Minori immigrati: legge in arrivo

Roma – Arrivano in Italia in fuga da guerre, persecuzioni e carestie. Per salvarsi la vita e per aiutare le famiglie a casa. Adolescenti che attraversano il Sahara e il Mediterraneo da soli. A migliaia. Molti però scompaiono, per finire a spacciare o a prostituirsi. Sono i minori stranieri non accompagnati, percentuale non piccola dei migranti in fuga dal fallimento delle primavere arabe, dalla guerra civile in Siria, dalle violazioni dei diritti nel Corno d’Africa. Nell’ultimo anno, secondo le stime del Viminale, sono stati circa 10 mila. Del 20% non si sa più nulla. Colpa dei tempi infiniti – anche quattro mesi – per trovare loro una sistemazione, dopo quella provvisoria dei centri di accoglienza. E delle risorse insufficienti dei Comuni che non pagano le comunità di accoglienza. Una legge bipartisan ora potrebbe risolvere. Ieri in commissione Affari costituzionali alla Camera, in prima lettura, è stata votata la gran parte degli emendamenti. La prossima settimana si potrebbe concludere e – soprattutto – approvare la sede legislativa, per evitare ulteriori passaggi in aula e passare il testo subito al Senato. Relatrice Barbara Pollastrini (Pd), prima firmataria Sandra Zampa (Pd), il testo è sottoscritto da una ventina di deputati di maggioranza e opposizione: Pd, Scelta civica, Per l’Italia, Centro democratico, Sel, M5S e Fi. I minori soli arrivano da Afghanistan, Bangladesh, Egitto, Tunisia, Nigeria, Somalia, Eritrea (dove il servizio militare dura dai 3 anni in su) e ultimamente dalla Siria. Tra i 16 e i 18 anni, maschi, ma anche ragazzine e 13enni. “Negli ultimi anni – spiega Zampa – il problema si è quadruplicato. Arrivano dall’Africa subsahariana via Libia, gli afghani passano dalla Grecia”. Due i problemi all’origine della “diaspora” italiana. Uno è la dilatazione dei tempi: “Nell’attesa di una collocazione in una struttura specifica per minori – spiega la deputata – passano anche 4 mesi. Molti scappano per raggiungere i familiari in Europa. Altri vengono arruolati dalla criminalità che promette lavoro o il viaggio per andare dai parenti. Così i ragazzi finiscono a spacciare, le ragazze a prostituirsi”. L’altro nodo è economico: “C’è un rimpallo tra Stato, Comuni e comunità di accoglienza. I sindaci non riescono a pagare le case famiglia che forniscono vitto, alloggio, mediatori culturali, psichiatri per affrontare i traumi della guerra e delle violenze”. Due le soluzioni del ddl. La prima è una tempistica certa per l’identificazione – entro 5 giorni dall’arrivo – e la sistemazione – entro 30 – in comunità specializzate. Ogni minore avrà un tutore, grazie a un Albo dei tutori volontari, affidato alla gestione del Tribunale dei minori. Il ddl risolverebbe anche la carenza dei fondi: “Il fenomeno entrerebbe a far parte dello Sprar”, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati degli enti locali, finanziato dall’apposito Fondo nazionale per l’asilo. Il governo nel frattempo ha rifinanziato con 80 milioni il fondo per minori non accompagnati: “Conviene spendere 30 euro al giorno per una retta in comunità o 130 in carcere?”. (Luca Liverani – Avvenire)