Roma – “Speriamo che si arrivi a un’intesa sui temi fondamentali”. E’ il commento di mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes commentando l’annuncio sui tempi più brevi per la concessione della cittadinanza ai figli dei cittadini stranieri. “Dopo la legge elettorale il governo ha intenzione di portare in Parlamento il tema della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri”, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante una intervista televisiva. Per mons. Perego l’estensione della cittadinanza è “una responsabilità che porta le persone a sentirsi parte di una comunità”. Il direttore della Migrantes invita a non abbassare l’attenzione: “Sono già state presentate tante proposte, ma a oggi non abbiamo ancora visto un testo comune e condiviso mentre l’associazionismo ha già fatto le sue proposte. Il fatto che si arrivi a una forma temperata di ius soli al termine di un percorso scolastico è un importante passo avanti”. La proposta di Renzi è quella di concedere la cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori immigrati, a patto che venga concluso un ciclo scolastico. “L’importante è cominciare, e fare sul serio”, scrive oggi in un editoriale il direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio: l’Italia che per decenni “non ha pensato affatto ai nuovi italiani, che li ha considerati poco e male, che li ha guardati e trattati come se fossero un lusso sventato o un problema o addirittura un impaccio è finita su un binario morto. Per uscirne c’è un solo modo: cambiare direzione o, come ama dire il premier, ‘cambiare verso’. E questo è il momento”. “Si deve partire da loro. Dalle risorse umane, dicono odiosamente quelli del nuovo lessico dell’Azienda Mondo. Dalle persone, diciamo noi – aggiunge il direttore del quotidiano cattolico – che amiamo stare coi piedi sulla Terra e sappiamo che il Cielo non è vuoto. Si deve cioè partire dai nostri figli. Dai figli che mettiamo al mondo noi altri, che in questo Paese siamo di casa per antica eredità ‘di sangue’, cioè per lunga convivenza, storia condivisa e mai facile eppure solare costruzione di un’identità comune. E dai figli che abbiamo avuto dal mondo che ci è venuto in casa, figli ‘per cultura’, dono di padri e madri che lavorano con noi e frutto della nostra scuola vituperata e preziosa. Figli diversi, ma che sono già fratelli qualunque cosa dicano le carte perché lo dicono loro, e basta ascoltarli. Fratelli d’Italia, come nell’Inno. E se qualcuno pensa che sia retorica provi a resistere alla strana allegria che si accende – non importa se a Roma o a Milano a Bari o a Verona – quando senti lo stesso accento, le stesse parole, gli stessi progetti sulla bocca di tua figlia o di tuo figlio e di ragazzi e ragazze dall’aria esotica”. “L’annuncio di Renzi è sicuramente positivo, ma non basta”, spiega il responsabile immigrazione di Caritas Italiana Oliviero Forti: “speriamo che alle parole seguano i fatti: non bisogna abbassare la soglia dell’attenzione”. (R. Iaria)