Palermo – Con gioia, profonda allegria, ho deciso di farmi guidare dallo Spirito Santo e da Suor Lina Guzzo per andare tra i rifugiati di Palermo. Qui ho scoperto una realtà straordinaria. Sono stata accompagnata da don Sergio Mattamiano, direttore della Caritas, che sin dal primo momento mi aveva detto che aveva bisogno di una consacrata, una persona semplice e pratica. E al quale risposi che io sarei stata un tenero cuore di Dio tra loro. Così è stato. La mia esperienza in Sicilia è iniziata in una macchina piena di profughi provenienti da diversi Paesi africani. Poi, si è trasformata in tante esperienze santificanti e straordinarie: aiuto in cucina, nel refettorio, accompagnando chi aveva bisogno dell’ospedale, delle visite mediche o di altre pratiche. Mi sono sentita madre per loro. Quando arrivano qui, terrorizzati, stanchi e con l’amore che ricevono dagli operatori e dai volontari hanno un luccichìo negli occhi. Si tratta di persone che trascorrono giorni in mare e che, quando arrivano a Palermo, vengono accolti in una scuola che viene trasformata in un centro di accoglienza. Ci sono molti bambini, bebè di 10 mesi, madri, con la pelle del viso e le mani con ustioni causate dal sole e dalla salsedine. Quando ho iniziato a usare la crema per idratarli era come se l’avesse fatto la Madonna Addolorata. Una delle più grandi gioie è vedere i loro sorrisi. Molti di loro mi dicevano che la suora era un angelo che Dio aveva messo al loro lato. Un bimbo di 4 anni mi ha sorriso e mi ha persino detto “Ti amo!”. Ho sempre ringraziato Dio per il coraggio e per il passo da gigante che mi ha permesso di fare insieme a suor Lina e al Consiglio. Posso vivere nel quotidiano il carisma scalabriniano tra i più poveri. Migrante con i migranti e per loro. Il centro di accoglienza è dedicato a San Carlo Borromeo ed è un vero punto di prima linea. Costruito con la sensibilità, la generosità dei palermitani, accoglie i profughi. E di storie ce ne sono tantissime. Ognuno di loro ne porta una con sé. Da chi ha visto annegare suo fratello, sua sorella, suo cugino, alla mamma che ha visto salvare suo figlio in ospedale, alla bimba con le gambe tutte ustionate. Ma hanno tutti un minimo comune denominatore: nonostante i drammi umani sono coraggiose e hanno la forza di sorridere e di credere in giorni migliori. Qui vivo nella comunità con le Suore Agostiniane Serve di Gesù e Maria. Mi sento come se fosse la mia. Ed è una missione straordinaria: ci affidiamo alle preghiere di tutti. (Sr. Maria Helena Aparecida)