Il Coro Migrantes di Messina scalda il cuore dei migranti ospitati al Centro di accoglienza

Messina – “Riusciremo a superarlo, nel profondo del cuore io credo che un giorno tutto sarà superato. Cammineremo mano nella mano”. Le note e le parole della celebre canzone “We shall overcome”, rappresentano la sintesi perfetta del messaggio che l’Ufficio Migrantes di Messina, diretto dal diacono Santino Tornesi, è riuscito a lanciare con “Metti al Centro la musica”. Iniziativa quest’ultima organizzata con e per i richiedenti asilo attualmente ospitati nel Centro di accoglienza “Primo Nebiolo”, struttura sportiva universitaria che dallo scorso ottobre è diventata meta di arrivi e partenze. Per la prima volta in Italia, e in particolare in Sicilia, l’ospitalità riservata ai migranti, è riuscita ad assumere una declinazione diversa da quella dell’ormai solita emergenza. Musica, balli, e preghiera: questo il trinomio perfetto dell’evento organizzato alla Migrantes, esso unico dalla grande capacità di aggregazione “sprigionata” dall’energie del Coro, abilmente diretto dal maestro Badije Dieudonnè. Impossibile stare fermi e non tenere il tempo al ritmo di chitarre e jambé, affidati e suonati dai migranti. Che per un paio d’ore hanno svestito i panni di ospiti o richiedenti asilo, indossando quelli di “semplici” ragazzi capaci di coinvolgere e divertire coloro che ne hanno osservato e apprezzato lo spirito ma soprattutto il desiderio di normalità “dipinto” sui loro volti. Desiderio di incontro e voglia di condivisione, hanno contraddistinto l’intero pomeriggio trascorso nei locali della mensa universitaria del polo accademico dell’Annunziata, concluso con una parentesi dedicati ai più tipici sapori di Africa e Italia: cous cous e riso, preparati con maestria da parte di un gruppo di donne africane stabilmente residenti a Messina, e pizze appena sfornate dal personale della mensa. A precedere l’inizio dell’incontro, l’intervento dell’arcivescovo di Messina, Calogero La Piana, e momento di preghiera per e cristiani e musulmani. (Elena de Pasquale)