Roma – Nella fotografia che quest’anno l’Istat fa dell’Italia non mancano importanti riferimenti al popolo dei migranti. Nel mondo del lavoro, nonostante il numero degli stranieri occupati sia cresciuto di oltre 600.000 unità (250.000 uomini e 350.000 donne) tra il 2008 e il 2013, cala l’occupazione degli immigrati di 9 punti, passando dal 67% al 58%, leggermente inferiore alla media dei 28% Paesi europei (58,8%). Nel 2013 l’occupazione degli immigrati è cresciuta solo di 22.000 unità, esclusivamente donne. La disoccupazione degli immigrati ha raggiunto il 17,3% a fronte dell’11,5 % degli italiani, con alcuni casi, come ad esempio i marocchini, che raggiungono il 27,2% di disoccupati, con le donne marocchine, per lo più madri, che arrivano al 38,8%. Manifatturiero e costruzioni sono i mondi del lavoro che hanno subito maggiormente il calo di manodopera straniera. Preoccupante è la crescita di occupati stranieri non qualificati (319.000 su un totale di 350.000 unità). L’unico settore che vede una crescita – con un incremento di 126.000 lavoratori – è il mondo dei servizi alle famiglie, dove gli occupati sono soprattutto donne e nove su dieci donne straniere. “Preoccupa” particolarmente la situazione delle famiglie straniere – spiega la Fondazione Migrantes – dove è triplicato il numero nel 2013 rispetto al 2008 – da 98.000 a 311.000 – in cui non esistono ne redditi da pensioni, né redditi da lavoro: una povertà in forte crescita, unita a una crescita di insicurezza. “Una fotografia allarmante che chiede urgentemente una politica del lavoro, ma anche della sicurezza sociale e del sostegno alle famiglie – commenta il Direttore generale di Migrantes mons. Gian Carlo Perego: “A dispetto di una forte occupazione gli immigrati vedono in Italia una più facile caduta nella disoccupazione a causa di un lavoro dai contorni precari e non tutelati. A dispetto di un grande contributo demografico al nostro Paese, le famiglie immigrate – conclude mons. Perego – sono lasciate troppo sole quando cadono nella povertà”.