Vangelo Migrante: XXXI Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 19,1-10)

27 Ottobre 2022 – “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. È tutto quello che c’è da sapere sul mistero di Gesù e sulla sua missione. L’evangelista ce lo dice a conclusione di un racconto che ha tre scene: un personaggio in ricerca, di nome Zaccheo; un incontro; gli effetti della potenza creativa degli incontri con Gesù.

Gesù riempie le strade di gente. Fra questi, nella piana di Gerico, c’è un uomo piccolo di statura, curioso, estorsore e malversatore per mestiere, ladro per condotta, impuro e capo degli impuri. Il suo limite fisico, la bassa statura, diventa la sua fortuna. Non si piange addosso, non si arrende, cerca la soluzione e la trova su un albero: “Corse avanti e salì su un sicomoro”. Tre pennellate precise: non cammina, corre; in avanti, non all’indietro; sale sull’albero, cambia prospettiva.

Gesù non passa senza incrociare gli sguardi. I suo incontri non sono casuali: sono arte! E quando incrocia gli occhi di Zaccheo, lo chiama per nome: “Zaccheo, scendi”. Non giudica, non condanna, non umilia; tra l’albero e la strada uno scambio di sguardi va diritto al cuore di Zaccheo e ne raggiunge la parte migliore: il nome. Poi, la sorpresa delle parole: “devo fermarmi a casa tua”. Dio viene perché ha un desiderio su tutti: riprendersi ciò che si era perduto! A Dio manca qualcosa, manca Zaccheo, manca l’ultima pecora, manco io. Dice: “devo fermarmi”; non vuole semplicemente passare oltre, ma stare con lui. L’incontro da intervallo diventa traguardo; la casa da tappa diventa meta. Tutto il Vangelo non è cominciato al tempio ma in una casa, a Nazareth; e ricomincia in un’altra casa a Gerico, e oggi ancora inizia di nuovo nelle case, là dove siamo noi con le nostre storie: di nascita, di morte, di amore.

Zaccheo “scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”. Non ci sono condizioni. Non deve prima cambiare vita, dare la metà dei beni ai poveri o restituire quattro volte il maltolto, e dopo il Signore entrerà da lui. No. Gesù entra nella casa, ed entrando la trasforma. L’amicizia anticipa la conversione. Perché incontrare un uomo come Gesù fa credere nell’uomo; incontrare un amore senza condizioni fa amare; incontrare un Dio che non fa prediche ma si fa amico, fa rinascere. Gesù non ha indicato sbagli, non ha puntato il dito o alzato la voce. Ha sbalordito Zaccheo offrendogli se stesso in amicizia, gli ha dato credito, un credito immeritato.

Dinanzi ad un figlio dell’uomo così, ogni peccatore si scopre amato, a prescindere, senza meriti, senza un perché. Semplicemente amato.

Il cristiano è un soggetto preceduto da un ‘sei amato’ e seguito da un ‘amerai’. (p. Gaetano Saracino)

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