Mi ami?

2 Maggio 2022 – Città del Vaticano – Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, ma anche momento per ricordare che ancora oggi ci sono operai che muoiono mentre lavorano, “una tragedia molto diffusa, forse troppo”. Chiede, il Papa, un rinnovato impegno “perché dovunque e per tutti il lavoro sia dignitoso”; e, inoltre, “che dal mondo del lavoro venga la volontà di far crescere un’economia di pace”.

Primo Maggio, inizio del mese dedicato a Maria, e il pensiero del vescovo di Roma va subito alla città ucraina di Mariupol, la ‘città di Maria’, barbaramente bombardata e distrutta, e rinnova “la richiesta che siano predisposti corridoi umanitari sicuri per le persone intrappolate nell’acciaieria di quella città. Soffro e piango, pensando alle sofferenze della popolazione ucraina e in particolare ai più deboli, agli anziani e ai bambini. Giungono persino notizie terribili di bambini espulsi e deportati”.

Per Francesco “si assiste a un macabro regresso di umanità”, e chiede, insieme a tante persone angosciate, “se si stia veramente ricercando la pace; se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale; se si stia facendo tutto il possibile perché le armi tacciano”. Quello che sembra mancare in questo conflitto è proprio la volontà di mettersi attorno a un tavolo per trovare una soluzione: “non ci si arrenda alla logica della violenza, alla perversa spirale delle armi. Si imbocchi la via del dialogo e della pace”.

Terza domenica di Pasqua, domenica in cui il Vangelo di Giovanni ci narra la terza manifestazione del Signore dopo la resurrezione, presso il lago di Tiberiade. Il lago, la barca, i discepoli soli e il Signore che è presente sulla riva, che si manifesta nella ferialità della vita, in quelle occupazioni quotidiane che scandiscono il tempo e gli impegni di ogni donna e uomo. Tempo e luoghi di ogni giorno in cui è importante annunciare che il Signore si manifesta sempre, anzi è presente nella vita della chiesa e della comunità cristiana.

Ecco come si presenta la scena nel racconto di Giovanni: Simon Pietro, è sfiduciato, il Signore non è con loro, e allora esce per pescare, seguito dai suoi amici Tommaso, Natanaele, i figli di Zebedeo, e da altri due. Chi sono? Giovanni non lo dice, quasi interrogativo che lascia ai lettori. Escono nel mare di Galilea, il luogo della chiamata dei primi discepoli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, ma tornano con le reti vuote. Escono nella notte e il Signore li aspetta, seduto sulla riva; è ancora lui a cercarli. Le reti sono vuote, un po’ come la loro esperienza con Gesù: lo avevano conosciuto, lasciando tutto per seguirlo, pieni di speranza… e adesso? Una voce domanda loro “figlioli, non avete nulla da mangiare?”, e li invita a “gettate la rete dalla parte destra della barca”. Si fidano dell’uomo seduto sulla riva e prendono il largo: infruttuosa la pesca della notte, ma all’alba del nuovo giorno le reti trattengono una grande quantità di pesci. Allora riconoscono Gesù. “Può succedere anche a noi – commenta il Papa – per stanchezza, delusione, magari per pigrizia, di scordarci del Signore e di trascurare le grandi scelte che abbiamo fatto, per accontentarci di qualcos’altro. Ad esempio, non si dedica tempo a parlarsi in famiglia, preferendo i passatempi personali; si dimentica la preghiera, lasciandosi prendere dai propri bisogni; si trascura la carità, con la scusa delle urgenze quotidiane. Ma, così facendo – ha aggiunto – ci si ritrova delusi, con le reti vuote”.

Quando ci muoviamo con i nostri falsi idoli siamo un po’ come la barca nel buio del lago; quando riconosciamo la voce che ci chiama dalla riva, come Pietro non avremo paura di gettarci in acqua. Come Pietro “anche noi abbiamo bisogno di una scossa”, dice il Papa. Abbiamo bisogno di uno “slancio nuovo”, di “tuffarci nel bene senza la paura di perdere qualcosa, senza calcolare troppo, senza aspettare che comincino gli altri. Perché per andare incontro a Gesù bisogna sbilanciarsi”. Francesco chiede: siamo capaci di “scatti di generosità, oppure freno gli slanci del cuore e mi chiudo nell’abitudine, nella paura?”

E alla fine del racconto Giovanni ricorda la domanda di Gesù, ripetuta tre volte, a Pietro. Mi ami? “Il Risorto lo chiede anche a noi oggi”, dice il Papa, “perché a Pasqua Gesù vuole che anche il nostro cuore risorga; perché la fede non è questione di sapere, ma di amore”. (Fabio Zavattaro – SIR)

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