14 Marzo 2022 – Città del Vaticano – “In nome di Dio fermate questo massacro”. Per la terza domenica consecutiva è la parola pace a risuonare con forza in piazza San Pietro. Ma sembra, quella del Papa, la voce di colui che grida nel deserto, voce inascoltata da chi potrebbe mettere fine a questi “fiumi di sangue e di lacrime”. C’è una città che porta il nome di Maria, Mariupol, che “è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina”. Ancora una volta si alza il grido di Francesco: “davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri”.
Seconda domenica di Quaresima; la liturgia ci propone il racconto della Trasfigurazione sul monte Tabor. Così se la prima domenica di quaresima ci parla della prova nel deserto, le tre tentazioni, ciò che dobbiamo lasciare, in un certo senso; questa domenica ci mostra ciò che dobbiamo accogliere, vedere. E quel salire il monte, faticosa prova, altro non è che itinerario necessario nel nostro cammino verso Gerusalemme, verso la Pasqua.
Angelus all’indomani della conclusione degli esercizi spirituali, nel giorno in cui il Pontificato di Francesco entra nel decimo anno. Ma sono ancora le ferite di una guerra che si consuma alle porte dell’Europa, in primo piano. “Col dolore nel cuore – dice il Papa – unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro”.
Torniamo al Vangelo. Sul monte Tabor con Gesù ci sono Pietro, Giovanni e Giacomo, e Luca ci dice che i tre “erano oppressi dal sonno”. E, dunque, si addormentano, come accadrà anche nel Getsemani. Afferma Francesco: “stupisce questa sonnolenza in momenti tanto importanti”. Ma questo sonno fuori luogo dice il vescovo di Roma “non somiglia forse a tanti nostri sonni che ci vengono durante momenti che sappiamo essere importanti? Magari alla sera, quando vorremmo pregare, stare un po’ con Gesù dopo una giornata trascorsa tra mille corse e impegni. Oppure quando è ora di scambiare qualche parola in famiglia e non si ha più la forza. Vorremmo essere più svegli, attenti, partecipi, non perdere occasioni preziose, ma non ci riusciamo”.
La Quaresima “è un’opportunità in questo senso. È un periodo in cui Dio vuole svegliarci dal letargo interiore, da questa sonnolenza che non lascia esprimere lo Spirito”. Pietro, Giovanni e Giacomo si svegliano durante la Trasfigurazione: “possiamo pensare – dice il Papa – che fu la luce di Gesù a ridestarli. Come loro, anche noi abbiamo bisogno della luce di Dio, che ci fa vedere le cose in modo diverso; ci attira, ci risveglia, riaccende il desiderio e la forza di pregare, di guardarci dentro, e di dedicare tempo agli altri. Possiamo superare la stanchezza del corpo con la forza dello Spirito di Dio”.
Una nube “li coprì con la sua ombra”, scrive Luca. Ma mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il popolo pellegrinante nel deserto. Gli occhi non possono più vedere, ma gli orecchi possono udire la voce che esce dalla nube: questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”. L’imperativo della sequela è l’ascolto. Il racconto evangelico parla di Gesù solo e Benedetto XVI commentava: “Gesù solo è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso”.
In questo tempo di Quaresima Francesco ci invita alla preghiera, a guardare il crocifisso “e meravigliarci davanti all’amore folle di Dio, che non si stanca mai di noi e ha il potere di trasfigurare le nostre giornate, di dare loro un senso nuovo, una luce diversa, una luce e inattesa”. E chiede di essere aperti all’accoglienza e di pregare per la pace perché “Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome”. (Fabio Zavattaro – Sir)