Ok21 Febbraio 2022 – Bucarest – 522 numeri in dieci anni di vita per il settimanale delle Missioni Cattoliche Italiane in Romania.
In questi anni più di una volta mi sono sentito fare questa domanda: “ma come è nata la nostra rivista?”. Ho sempre dato la stessa risposta, spontanea: “è nata per poter avere uno strumento di collegamento e di informazione per gli italiani che sono lontani dalle nostre Missioni, ma anche per gli italiani che le frequentano”. Eravamo alla fine del 2011, anno in cui si era appena aperta la quinta delle Missioni Cattoliche di lingua italiana in Romania, quella di Cluj. Ora, con Oradea, sono sei. Immediatamente dopo la rivoluzione si era potuto riprendere a celebrare la Messa in lingua italiana presso quella che, fin dal 1916, veniva comunemente chiamata “la Chiesa Italiana di Bucarest” dove le comunicazioni liturgiche si erano potute riprendere normalmente solo dall’inizio del 1990.
Nel 2004, con l’arrivo del mio confratello orionino, don Belisario Lazzarin, la suddetta Chiesa, intitolata al Redentore, che nel frattempo, era divenuta parrocchia, venne eretta a “Rettoria Italiana”. La delicatezza del vescovo, mons. Ioan Robu, fece sì che, proprio dal 1990, come primo parroco venisse nominato un etnico italiano, don Luigi Vittorio Blasutti, nato a Buzau da genitori italiani immigrati dal Friuli, nel periodo interbellico.
Il nostro fondatore, San Luigi Orione, fin dagli inizi della fondazione della Congregazione, chiamata “Piccola Opera della Divina Provvidenza”, aveva inviato i suoi sacerdoti, affinché si prendessero cura dei connazionali italiani, sia in Albania che in alcuni stati dell’America Latina. Questo per dire che la cura pastorale degli italiani emigrati all’estero fa parte del nostro carisma. Prima di me molti altri confratelli, sia in Europa che in altre nazioni del mondo, si sono occupati della cura pastorale e umana degli emigrati italiani come orionini, ma anche come sacerdoti della Fondazione Migrantes.
Ecco che, anche in Romania, non poteva essere altrimenti. Infatti, per la cura pastorale degli italiani presenti, accanto a don Belisario, si affiancarono altri miei confratelli e con loro, grazie al benestare dei vescovi locali, si è potuto dare vita alle Missioni di cui accennavo prima: Bucarest; Iasi; Timisoara; Alba Iulia; Cluj e, da quasi un anno, si è aggiunta Oradea.
Nel 2011 vi erano già cinque Missioni e ci si era resi conto molto chiaramente che molti italiani, pur desiderandolo, per via delle distanze geografiche, non riuscivano a frequentare le Missioni. All’ora nacque l’idea di fondare “Adeste”.
Fin dall’inizio apparve sia in forma cartacea che in forma telematica. Si è scelta anche quest’ultima modalità proprio per garantirne a tutti la fruizione (in Romania la rete internet è notoriamente buona e abbastanza diffusa sul territorio).
Ma perché “Adeste?” Semplice, si era a Iasi nel periodo natalizio e al signor Pietro Marchettini, cofondatore e caporedattore, e a me, venne spontaneo dare al nostro settimanale il nome di uno dei più noti canti natalizi, inoltre, il nome stesso sottolinea l’invito alla partecipazione alla vita della comunità.
L’abbiamo definito un settimanale di informazione e cura pastorale. Questo ha fatto sì che i contenuti principali trattati fossero di informazioni legate alla vita degli italiani, sia etnici che di recente immigrazione; notizie legate alla vita della Chiesa, in primis del Papa; alle notizie di pubblica utilità riprendendo anche quelle diffuse dalla nostra Ambasciata Italiana, ad esempio: ultimamente abbiamo dato ampia eco alla elezione del Comites; alle notizie provenienti dalle Missioni e, non da ultimo, alle letture della Messa domenicale sempre accompagnate da un breve commento. Da qualche anno siamo inoltre entrati a far parte della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici (FISC) nella sezione Estero.
Certamente 10 anni ci fanno sentire ancora “piccoli” e ci rendiamo conto che abbiamo “molta strada da fare” riguardo al far sì che, anche grazie a questa nostra rivista, gli italiani presenti in Romania riescano ad essere più coesi e a “far Comunità”. Accennavo prima che uno dei contenuti sempre presenti nel nostro settimanale è la Parola di Dio domenicale con lo scopo di favorire la preparazione per quello che dovrebbe essere per tutti un appuntamento stabile e cioè la partecipazione fisica alla Messa. Soprattutto all’estero c’è bisogno di essere accompagnati in quella che è l’integrazione nel tessuto ecclesiale e sociale del territorio in cui si vive. A questo riguardo riteniamo importante sostenere i nostri connazionali tramite un passaggio graduale. Mi sento di dire che le nostre tradizioni, a livello di usi, costumi e sentimenti religiosi, sono molto profonde ed anche apprezzate. Siamo convinti che la partecipazione alla Messa in lingua italiana di ogni domenica, proprio perché a scadenza fissa e ravvicinata, sia per noi, che viviamo all’estero, la modalità più importante ed efficace di “fare comunità”, comunità attorno alla Parola di Dio, all’Eucaristia e tra di noi, ma anche con coloro che ci ospitano e che, per motivi di famiglia o di amicizia/lavoro, si sentono in comunione con noi. (p. Valeriano Giacomelli)