7 Aprile 2021 – Torino – «Questo per me è un nuovo inizio, finalmente anche io sono cristiano, cammino ora per una nuova strada». Frank è emozionato e commosso. È uno dei 12 catecumeni che dopo due anni di formazione e discernimento, nella Cattedrale di Torino, la notte di Pasqua, nella celebrazione presieduta dall’arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia, hanno ricevuto i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Frank ha 22 anni è camerunense ed è arrivato nel capoluogo piemontese 5 anni fa: minore non accompagnato.
«Ho lasciato la mia famiglia per sperare in un futuro migliore in Italia e ho vissuto nel viaggio esperienze terribili che non auguro a nessuno, sono arrivato in Libia, poi mi sono imbarcato e sono finito a Torino». Senza nessuno, accolto in una struttura comunale dove i volontari di Sant’Egidio passano per portare la cena ai senza dimora, Frank viene avvicinato. Gli viene proposto di frequentare i corsi di italiano e inizia un’amicizia che suscita un desiderio: «Ho incontrato in loro persone fantastiche che mi hanno aiutato e mi sembrava impossibile che con poco riuscissero ad aiutare gli altri con gioia. Ho toccato davvero con mano come la felicità sia un pane che si mangia insieme». Frank inizia così a frequentare la preghiera della Comunità, poi si mette a disposizione per il servizio serale con i senza dimora finché esprime a una volontaria, ora la sua madrina, il desiderio di ricevere l’Eucaristia ed inizia con il Servizio diocesano per il catecumenato il percorso biennale. «Un cammino che in questi due anni – spiega Monica Cusino, che nell’équipe diocesana segue in particolare gli accompagnatori dei catecumeni – è stato particolarmente complesso per il Covid». Biennio complesso, ma non per questo meno ricco e fecondo, perché i membri dell’équipe e gli accompagnatori non si sono mai arresi e per ogni catecumeno hanno trovato occasioni e strumenti per approfondire i fondamenti della vita cristiana e per condividerne il cammino ascoltando e «facendo emergere – sottolinea il responsabile don Andrea Fontana – quello che anche e soprattutto in tempo di Covid è un grande segno di speranza per le nostre comunità per le quali i catecumeni sono una vera ricchezza: il fatto che la Grazia continua a riversarsi e a essere accolta. Il virus non ferma i progetti di Dio, la sua chiamata a seguirlo e nemmeno il desiderio di uomini e donne di conoscerlo». «Quest’anno – prosegue Cusino – i catecumeni sono 40 e posso dire che tutti hanno trovato ciò che cercavano. Molti hanno scoperto il ‘tesoro nascosto’ della loro esistenza, chi desiderava un senso alle prove della vita ora lo ha scoperto». Come Frank, molti gli stranieri, ma anche italiani che hanno scoperto la fede in una proposta di matrimonio o nel vuoto lasciato da un lutto.
«La celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, nella notte pasquale – ha ricordato loro mons. Nosiglia – assume un significato forte e pregnante per tutta la Chiesa. Viviamo allora con profonda letizia e gioia questo momento decisivo per la vostra vita, cari amici, sentendolo parte integrante della nostra fede comune, che tutti ci unisce in Cristo e ci fa una cosa sola».
Una letizia che i catecumeni ora porteranno nelle proprie comunità e famiglie. Così anche Frank che prima della celebrazione è riuscito a parlare con la sua mamma in Camerun. Parole gioiose poi condivise con gli amici di Sant’Egidio, «la mia seconda famiglia», e infine anche con gli anziani della casa di riposo dove lavora come oss (operatore socio sanitario): «Ora anche con loro che sono soli a causa della pandemia posso portare l’abbraccio di Dio». (Federica Bello – Avvenire)