12 Febbraio 2021 – Bruxelles – Stop ai respingimenti alle frontiere esterne dell’Ue. Dopo le denunce di media e Ong, a farsi sentire è l’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim). «L’Oim – si legge in una dichiarazione – continua a ricevere rapporti ben documentati su violazioni dei diritti umani e di violazione del diritto internazionale e delle convenzioni, incluso la Convenzione europea sui diritti umani». L’organismo cita anche le sue «dirette interazioni con migranti, testimonianze, fotografie condivise con le Ong e i media» che «continuano a testimoniare il livello di brutalità a cui (i migranti, ndr) sono stati sottoposti prima di esser respinti ai confini marittimi e terrestri». «L’uso di forza eccessiva e di violenza contro i civili – ha dichiarato Eugenio Ambrosi, capo dell’Ufficio regionale Oim per Ue, Norvegia e Svizzera – è ingiustificabile».
Il riferimento è ovviamente alle notizie di brutali respingimenti da parte delle autorità croate al confine bosniaco, come quelle al confine serbo di quelle ungheresi o nell’Egeo da parte delle autorità greche. «L’Ue – sottolinea Adalbert Jahnz, portavoce della Commissione Europea, responsabile per il settore migrazione – condanna qualsiasi respingimento. Tuttavia la responsabilità del rispetto del diritto internazionale, che vieta i respingimenti, e delle leggi nazionali e Ue alle frontiere è degli Stati membri». Jahnz precisa comunque che la Commissione sta finanziando un meccanismo di monitoraggio dei diritti umani al confine croato. C’è però anche il ruolo di Frontex, l’agenzia Ue per le frontiere esterne, presente con i suoi funzionari ai confini più «caldi» e in fase di potenziamento (passerà da 1.500 a 10.000 funzionari entro il 2027). Già nel 2019 vari media denunciarono l’inazione di funzionari dell’agenzia di fronte a violazione di diritti umani, poi lo scorso autunno sono arrivate le accuse di Der Spiegel e altri media di un presunto diretto coinvolgimento di Frontex in respingimenti nell’Egeo da parte delle autorità greche. Sottoposto al fuoco di fila del Parlamento Europeo, il direttore esecutivo Fabrice Leggeri ha dichiarato che «non ci sono prove». Vari europarlamentari hanno già chiesto le sue dimissioni.
Un’inchiesta è in corso, il gruppo di lavoro che se ne occupa presenterà il 26 febbraio un rapporto al consiglio d’amministrazione dell’agenzia (in cui siedono gli Stati membri e la Commissione). Aspetto delicato: in un documento interno, il gruppo di lavoro lamenta che l’agenzia si è mostrata reticente nel fornire tutti i dati necessari. E intanto in corso è anche un’inchiesta dell’agenzia antifrode Ue Olaf. Sempre più impaziente e irritata è anche la commissaria europea competente, Ylva Johansson, per la quale il ruolo di Frontex è cruciale ed ogni dubbio deve esser chiarito. La
commissaria, in un’intervista a Euronews, punta il dito contro Leggeri: «avremmo dovuto avere in servizio (nel personale di Frontex, ndr) 40 osservatori dei diritti umani (alle frontiere, ndr), siamo a zero». (Giovanni Maria Del Re – Avvenire)