Istat: Si riduce il contributo alla natalità dei cittadini stranieri

21 Dicembre 2020 – Roma  – Dal 2012 al 2019 diminuiscono i nati con almeno un genitore straniero (quasi 15 mila in meno) che, con 92.360 unità, costituiscono il 22% del totale dei nati, oltre 4.200 in meno solo nell’ultimo anno. Lo evidenzia il Report su Natalità e fecondità della popolazione residente in Italia elaborat dall’Istat. I nati da genitori entrambi stranieri, scesi per la prima volta sotto i 70 mila nel 2016 (69.379), sono 62.918 nel 2019 (15,0% sul totale dei nati), poco più di 2.500 nati in meno rispetto al 2018. Questo – spiega l’Istituto di Statistica italiano –  è anche l’effetto delle dinamiche migratorie nell’ultimo decennio. “Le grandi regolarizzazioni del 2002 hanno dato origine, negli anni 2003-2004, alla concessione di circa 650 mila permessi di soggiorno, in gran parte tradotti in un ‘boom’ di iscrizioni in anagrafe dall’estero (oltre 1 milione 100 mila in tutto), che ha fatto raddoppiare il saldo migratorio rispetto al biennio precedente. Le boomers, che hanno fatto il loro ingresso o sono ‘emerse’ in seguito alle regolarizzazioni – si legge nel Report –  hanno realizzato nei dieci anni successivi buona parte dei loro progetti riproduttivi nel nostro Paese, contribuendo in modo importante all’aumento delle nascite e della fecondità di periodo”. Ma le cittadine straniere residenti, che finora hanno parzialmente riempito i “vuoti” di popolazione femminile ravvisabili nella struttura per età delle donne italiane, stanno a loro volta “invecchiando”. La dinamica migratoria “si è attenuata con la crisi degli ultimi anni, pur restando positiva come avviene ormai da oltre venti anni”. In Italia, inoltre, sono sempre più rappresentate le comunità straniere caratterizzate da un progetto migratorio in cui le donne lavorano e mostrano minori livelli di fecondità. È il caso delle donne ucraine, moldave, filippine, peruviane ed ecuadoriane, che hanno alti tassi di occupazione, prevalentemente nei servizi alle famiglie. Anche per queste ragioni il contributo delle cittadine straniere alla natalità della popolazione residente “si va lentamente riducendo” sottolinea l’Istat: “si osservano due tendenze divergenti tra i nati in coppia mista e quelli con entrambi i genitori stranieri. I primi, passati da 23.970 del 2008 a 29.442 del 2019, presentano un andamento oscillante a partire dal 2010. I nati da genitori entrambi stranieri, dopo un incremento sostenuto fino al 2012, sono invece diminuiti di 16.976 unità nell’arco dei 7 anni. Il crescente grado di “maturità” dell’immigrazione nel nostro Paese, testimoniato anche dal notevole aumento delle acquisizioni di cittadinanza italiana, rende però sempre più complesso misurare i comportamenti familiari dei cittadini di origine straniera. Si riscontra, infatti, un numero rilevante di acquisizioni di cittadinanza proprio da parte di quelle collettività che contribuiscono in modo più cospicuo alla natalità della popolazione residente”.

Lo scorso anno hanno acquisito la cittadinanza italiana 127.001 stranieri, il 12,9% in più rispetto all’anno precedente. Le donne sono 66.890, il 52,7% del totale, e, di queste, il 62,2% ha un’età compresa tra 15 e 49 anni. Le donne albanesi divenute italiane nel 2019 sono oltre 13 mila, quasi il 20% del totale; quelle marocchine circa 8.300 (12,5%) e quelle di origine rumena poco meno di 6 mila (8,9%). Nel complesso, queste collettività rappresentano oltre il 40% del totale delle acquisizioni di cittadinanza da parte di donne straniere nel 2019, con quote in età feconda rispettivamente pari a 62,4%, 55,8% e 65,8%.  Al Nord più di un nato su cinque ha genitori entrambi stranieri. Al primo posto tra i nati stranieri iscritti in anagrafe si confermano i bambini rumeni (12.215 nati nel 2019), seguiti da marocchini (8.687), albanesi (6.684) e cinesi (3.121). Queste quattro comunità rappresentano quasi la metà del totale dei nati stranieri (49,3%). L’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati è notoriamente molto più elevata nelle regioni del Nord (21,2% nel Nord-est e 21,1% nel Nord-ovest) dove la presenza straniera è più stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (17,4%); nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore rispetto al resto d’Italia (6,1% al Sud e 5,3% nelle Isole). Nel 2019 è di cittadinanza straniera un nato su quattro in Emilia-Romagna (25%), il 22% dei nati in Lombardia, circa un nato su cinque in Veneto, Liguria, Toscana e Piemonte. La percentuale di nati stranieri è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, con l’eccezione dell’Abruzzo (10%). “L’impatto dei comportamenti procreativi dei cittadini stranieri – sottolia l’Istat – è più evidente se si estende l’analisi al complesso dei nati con almeno un genitore straniero, ottenuti sommando ai nati stranieri le nascite di bambini italiani nell’ambito di coppie miste. La geografia è analoga a quella delle nascite da genitori entrambi stranieri ma con intensità più elevate: in media nel 2019 ha almeno un genitore straniero oltre il 30% dei nati al Nord e il 25,5% al Centro; al Sud e nelle Isole le percentuali scendono a 9,5% e 8,7%. Le regioni del Centro-nord in cui la percentuale di nati da almeno un genitore straniero è più elevata sono Emilia-Romagna (34,6%), Lombardia (31,3%), Liguria (29,7%), Veneto (29,9%) e Toscana (28,7%). Considerando la cittadinanza delle madri, al primo posto si confermano i nati da rumene (15.630 nati nel 2019), seguono quelli da marocchine (11.078) e albanesi (8.425); queste cittadinanze coprono il 41,7% delle nascite da madri straniere residenti in Italia.

 

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