28 Agosto 2020 –
Cosenza – “Non sapevo una parola d’italiano, ero spaesata e preoccupata, non potevo permettermi l’albergo… Quello che è successo è stato un miracolo di Dio”. Si chiama Maria ed è una mamma peruviana con gli occhi segnati dall’angoscia per la figlia ventenne malata di leucemia. Sandy, la ragazza, era arrivata in Italia per l’Erasmus e presto agli studi aveva affiancato il volontariato allo Sprar di San Giorgio Albanese, paesino dell’entroterra cosentino.
Ma il 4 gennaio ha dovuto essere ricoverata nel reparto di Ematologia dell’Annunziata di Cosenza, presso cui è ancora in cura con terapie sia domiciliari sia in corsia. Appena saputa la notizia, mamma Maria è volata in Italia assieme al figlio più grande per assisterla. Ma come fare? Per fortuna a Casa nostra, centro diurno della Caritas cosentina, ci sono suore messicane con cui la donna può esprimersi in spagnolo, spiegarsi e trovare conforto. La catena della solidarietà qui è forte, ramificata; miracolosa, come sostiene Maria. Le trovano casa all’associazione ‘Gianmarco De Maria’, creata per accogliere i familiari di minori ricoverati all’Annunziata dai genitori di un bambino strappato alla vita da un tumore.
Così Maria viene raggiunta dall’altro figlio, Danny, e dal marito Odon. Nelle stanze della ‘De Maria’, ricavate in un vecchio convento, incontrano poi Rosa, giovane spagnola anche lei in Italia per un Erasmus e poi fermatasi per amore e per lavoro; è lei a fare da traduttrice, mentre l’associazione e la sua straordinaria macchina di volontariato e assistenza provvedono al resto, dalle medicine alle incombenze burocratiche, ai necessari spostamenti: «Qui è davvero una famiglia, un aiuto fondamentale. È come essere a casa», raccontano Maria e Odon. Infine, grazie al parroco ecuadoriano di Sant’Agostino don Victor, la famiglia può persino partecipare alla messa in spagnolo.
Tra l’altro, senza più permesso di soggiorno per ragioni umanitarie a causa dei decreti sicurezza, mamma Maria non potrebbe rimanere in Italia per assistere Sandy; ma l’emergenza Covid (che sta ferendo anche il Perù) al momento non permette comunque di tornare a casa: un ‘effetto collaterale’ del virus, finalmente positivo. (Domenico Marino – Avvenire)