Roma – “Incoraggiata dalla globalizzazione, oppure spinta dalle precarie situazioni politiche ed educative in patria o agevolata da vari programmi di ‘scambi’ tra le università e da incentivi finanziari, la mobilità degli studenti internazionali sta conquistando grande rilevanza socio-politica ed economica nel mondo odierno, diventando così una realtà di grande interesse sia per i Paesi di partenza che per quelli di accoglienza, sia per la Chiesa che per l’intera umanità. Il numero degli studenti internazionali continua a registrare una crescita costante e raggiunge ora, secondo alcune fonti, circa i 3 milioni, che potrebbero diventare sette milioni nel 2025”. E’ quanto ha affermato oggi pomeriggio il presidente del Pontificio Consiglio dei Migranti e Itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò, aprendo i lavori del III° Congressi Mondiale di Pastorale per gli studenti Internazionali sul tema “Studenti Internazionali e Incontro delle Culture” che si svolgerà fino al prossimo 3 dicembre.
All’incontro vi prenderanno parte 135 delegati da 36 Paesi, ove maggiore è il numero degli studenti internazionali: 14 Paesi d’Europa, 8 d’America, 4 d’Asia, 7 d’Africa e 3 del Medio Oriente.
“La capacità intellettuale e la passione di avventurarsi alla ricerca di un futuro migliore – ha aggiunto mons. Vegliò – caratterizzano la natura della giovane generazione studentesca. Da una parte, la modernizzazione offre loro la possibilità di accostarsi più facilmente al patrimonio culturale e spirituale dell’umanità e di arricchirsi intrecciando tra i gruppi e tra i popoli più strette relazioni. D’altra parte, lo studente migrante porta con sé un patrimonio di conoscenze e di valori, di mentalità e di comportamento, formato nella propria fede e cultura”.
Per il presidente del Dicastero Vaticano si tratta di valorizzare, alla luce della fede cattolica e della ragione, della verità e della carità, quegli “elementi positivi del loro modo di professare la fede, di pensare, di relazionarsi, di esprimersi, di svilupparsi per il bene della società umana e della Chiesa. La fraternità universale e il dialogo fra la fede e la cultura, la ragione e la scienza, sono resi possibili nell’ambiente scolastico e universitario multietnico e multiculturale”.
“Viaggiatore nei luoghi e nelle conoscenze, familiarizzando con le società e le culture ospitanti – ha proseguito mons. Vegliò – lo studente internazionale potrà divenire artefice e protagonista della trasmissione della fede in Gesù e dei valori umani e culturali”. La migrazione degli studenti internazionali “offre alla Chiesa, dunque, uno speciale dono in quanto essi sono attori e destinatari della sua missione. Essi contribuiscono così all’evangelizzazione e alla ‘nuova evangelizzazione’, alla creazione di un nuovo umanesimo di fraternità e di solidarietà, di rispetto e unità nella diversità. Allo stesso tempo, sfidano la Chiesa a misurare la sua capacità pastorale di rispondere alle loro esigenze e domande spirituali, culturali e materiali, di fronte ai conflitti di valori e interessi, riscontrati nella cultura ospitante”.
La Chiesa oggi è chiamata “più che mai – ha detto ancora – ad aiutare a scoprire, con opere di sostegno spirituale e di assistenza materiale, il ruolo strategico degli studenti internazionali, non solo per il futuro delle loro nazioni, ma anche per il bene dell’intera comunità internazionale e della Chiesa”.
Dopo il saluto di mons. Vegliò seguirà l’intervento di mons. Joseph Kalathiparambil, segretario del Dicastero Vaticano che presenterà il tema del Congresso. Seguiranno, poi, un messaggio da parte del Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il Cardinale Zenon Grocholewski, ed i saluti dalle delegazioni fraterne a nome dell’Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, della Comunione Anglicana e della Federazione Mondiale Luterana.