27 Maggio 2020 – Rimini – Il periodo della pandemia ha confinato tutti a casa, proprio tutti compreso gli immigrati. Attraverso la televisione, ma soprattutto i social, siamo stati informati dell’evolversi del virus e purtroppo abbiamo visto scene terribili, che forse rimarranno per sempre impresse nella nostra mente. Si è parlato di intere città chiuse nei loro confini, di persone ricoverate, di decessi, numeri che tutti i giorni venivano portati a conoscenza della popolazione.
Ma in tutto questo cambiamento come si sono organizzate le comunità straniere che vivono in Italia? Qualcuno si sarà anche chiesto: e gli africani dove sono, che fine hanno fatto? Perché non ci sono negli ospedali? Come mai il coronavirus non li ha colpiti?
Forse hanno rispettato rigorosamente le regole e non si sono trovati nei luoghi a maggior rischio contagio.
Durante il confinamento anche le comunità degli africani, come tutti, hanno rispettato le regole, per sentirsi vicini. Una vicinanza reale, ma a distanza: si sono organizzate attraverso varie piattaforme. Ogni comunità aveva un incontro settimanale via web. Alcune, come quella di Bergamo, che ancora continua, ogni giorno alle ore 15.30 recita il rosario.
La pandemia è stata l’occasione per abituarsi a pregare il rosario, a sentirsi di più in sintonia con la Madonna e con l’intera Chiesa.
I cappellani ogni giovedì, sempre attraverso le piattaforme web, recitavano il rosario e davano le notizie alle comunità.
Ora che c’è la fine del confinamento, abbiamo cambiato il nostro modo di ritrovarsi in comunità. Una cosa molto cara a noi africani è la condivisione del pasto dopo la messa, ma in questa nuova fase abbiamo sospeso per evitare il rischio contagio.
Sempre seguendo le regole indicate dalla Chiesa e dal Governo, con alcune comunità abbiamo iniziato con l’Ascensione le prime celebrazioni, con la solennità della Pentecoste, e con l’aiuto dello Spirito Santo di Dio, sarà dato ancora più risalto alle nostre celebrazioni.
Durante il confinamento anche le nostre comunità hanno voluto dare un segno di solidarietà: abbiamo organizzato una raccolta fondi per sostenere, una piccola goccia, d’acqua, la sete di vita del Paese che ci accoglie. Abbiamo fatto una raccolta fondi per i due ospedali più colpiti che sono quello di Bergamo e quello di Brescia. Non abbiamo raccolto tanto perché è una goccia, 1500 euro, che divideremo per esprimere la nostra solidarietà e la nostra compassione nel dolore a questi nostri fratelli e sorelle.
Don Mathieu Malick Faye
coordinatore nazionale comunità africane francofone in Italia