28 Aprile 2020 – Tivoli – La situazione che si è venuta a creare, a causa dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da coronavirus, ha sconvolto in modo molto significativo la nostra realtà esistenziale. Si può dire che gran parte degli aspetti della nostra vita quotidiana hanno subito cambiamenti inimmaginabili fino a qualche settimana fa. Tra questi anche il nostro impegno pastorale, si è trovato fortemente rimodellato sull’esigenza del momento.
In tutti questi anni, interpellati dal Magistero di Papa Francesco, i nostri programmi pastorali diocesani attraverso gli orientamenti annuali che il Vescovo Mauro (Parmeggiani, ndr) ci offre, hanno privilegiato sempre più di esprimere e di promuovere una Chiesa in uscita, particolarmente attenta alla persona e specialmente coloro che corrono il rischio di non essere parte integrante delle premure di una pastorale ordinaria. Questo slancio missionario si è mostrato propizio in questo tempo del Covid-19, in cui tutte le nostre strutture sono fisicamente chiuse.
Le disposizioni prese per combattere questo male ci hanno riportato a sperimentare ancora più propriamente la nostra vocazione di pastori chiamati a curare le pecore del gregge una ad una, a prescindere dello strumento di aggregazione per lo svolgimento dei programmi previsti nei nostri calendari. Così, finalmente, la pastorale personale riprende la sua giusta importanza per annunciare, a tempo e a contro tempo, il Vangelo di Cristo Risosto, l’unica speranza anche per l’uomo.
In tale contesto, diventano ancora più fragili alcune persone, tra i quali i poveri e i migranti, bisognosi di essere accompagnati e sostenuti in questo periodo di crisi.
L’ufficio pastorale Migrantes della diocesi di Tivoli a questo riguardo, ha rimodellato l’attività famiglie dei migranti; in modo particolare gli immigrati, i nomadi e anche un circo che si ritrova bloccato sul nostro territorio tiburtino.
In effetti, se questa difficile situazione colpisce l’intera collettività e non esenta nessuno dal disagio, i migranti da parte loro subiscono alcune difficoltà legate alla loro peculiare condizione. La Migrantes cerca di venire incontro a queste loro esigenze specifiche per assolvere il compito che la Chiesa gli assegna. Oltre a proporre le letture domenicale e un messaggio spirituale attraverso i vari gruppi di WhatsApp, l’impegno per l’informazione e per l’integrazione sociale è la priorità di questi giorni.
Per buona parte, gli immigrati che vivono tra noi continuano ancora i loro processi di integrazione e perciò, tanti di loro, non hanno padronanza della lingua italiana. I contenuti dei provvedimenti emanati dal Governo e dagli Amministratori locali non gli giungono se non attraverso un’adeguata mediazione. Si cerca pertanto di garantire l’informazione a tutti loro. Questa mediazione si è mostrata molto rilevante, sia per favorire l’accesso agli aiuti alimentari, sia per introdurre le richieste di contributi erogati dal Governo attraverso i rispettivi comuni.
Infatti, con la chiusura delle attività lavorative, diverse famiglie si ritrovano in seria difficoltà poiché il lavoro occasionale, oppure non regolare, è completamente azzerato. In più, la paura del contagio, causata dalla pandemia, ha visto crollare anche le poche certezze di coloro che lavoravano presso le famiglie in modo pendolare poiché sono stati licenziati; e si potrebbero elencare ancora più i casi.
Per ottenere la necessaria assistenza alimentare, il prezioso aiuto della Caritas Diocesana e di alcune Caritas parrocchiali è molto confortante e segno della comunione ecclesiale nella quale cresce anche questo servizio. In più, c’è anche il coinvolgimento di alcune realtà associative operanti nel territorio per cercare di promuovere sempre una sinergia della carità e della solidarietà, come dice Papa Francesco: nessuno si salva da solo. Per ora hanno offerto una mano importante l’Associazione Francescani nel Mondo, l’Avvis di Villalba, Lion’s club locale e la Protezione Civile.
Per un sostegno più completo e per promuovere una integrazione sociale, l’ufficio si è preoccupato inoltre di aiutare alla compilazione e alla trasmissione delle richieste per i buoni spesa e il contributo per l’affitto. In effetti, ordinariamente queste famiglie, non sono in grado di accedere autonomamente alle esigenze previste per inviare le richieste con i moduli dell’amministrazione pubblica, e in più non dispongono nelle loro abitazioni di computer, stampante e scanner. Infine si può dire, che anche in un contesto di per se triste, lo spirito missionario si trova piuttosto confermato e cresciuto. Attraverso un aiuto concreto e materiale a quelli che potevano sembrare dimenticati, nonostante la sospensione delle attività pastorali da calendario, la Chiesa non viene meno al compito primario di portare conforto morale e spirituale. Proprio in questo modo la Chiesa può colmare in qualche maniera il vuoto esistenziale che provano spesso i migranti, per il fatto di non avere vicini una famiglia e delle persone care che possono trasmettere loro il calore umano. Una esigenza vitale ancora più sentita e indispensabile in questo tempo di coronavirus. (don Denis Kibangu Malonda – Direttore Migrantes Tivoli)