I cardinali Hollerich, Krajewski e Czerny a Conferenze episcopali Ue: “aprite parrocchie, monasteri e santuari di tutta l’Europa”ai migranti

20 Febbraio 2020 – Roma – Un invito a “parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari di tutta l’Europa affinché, esprimendo il Vangelo in modo concreto”, accolgano “ciascuno almeno una famiglia di rifugiati”. È quanto chiedono in una lettera alle Conferenze episcopali dell’Unione europea i cardinali Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), e Michael F. Czerny, sotto-segretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Si tratta di una iniziativa inedita che nasce dall’invito di Papa Francesco a non rimanere indifferenti “al grido disperato di tanti fratelli e sorelle” e a non “passare oltre, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano”. La lettera è stata resa nota oggi dalla Comece ed era stata anticipata in un’intervista al Sir dal card. Hollerich in occasione dell’Incontro sul Mediterraneo, promosso dalla Cei a Bari. I tre cardinali parlano della “situazione di drammatico sovraffollamento e di sofferenza nella quale si trovano oltre 20.000 profughi” nell’isola di Lesbo e “molte altre migliaia nei diversi hot spot della Grecia”. E ricordano che dopo il viaggio a Lesbo nell’aprile del 2016, Francesco “non ha mai mancato di adoperarsi in loro aiuto, cercando di aprire dei corridoi umanitari per il loro trasferimento, in piena dignità, in altri Paesi europei”.

Da allora numerose sono state le missioni compiute nelle isole dell’Egeo dal card. Krajewski e dal card. Hollerich e costanti sono state le iniziative di accoglienza messe in atto. Già dal viaggio del Papa a Lesbo, 21 profughi sono stati condotti in Italia e accolti dalla Santa Sede. Due famiglie sono state accolte nel novembre 2019 dall’arcidiocesi di Lussemburgo e altri 43 rifugiati sono arrivati a Roma e presi in carico dalla Elemosineria Apostolica e dalla Comunità di Sant’Egidio. “Si è dunque aperta una via che potrebbe ridare speranza a circa 20mila adulti e a oltre 1.100 minori non accompagnati che sono rimasti bloccati senza limiti di tempo in campi temporanei e in strutture precarie, già dentro l’Europa ma fuori la società europea”, scrivono Hollerich, Krajewski e Czerny. “Questa via, incoraggiata dalle parole del Santo Padre, diventa per tutta la Chiesa, oltre che un dovere cristiano, un invito accorato a suscitare energie nuove ed evangeliche di accoglienza in ciascuno dei Paesi membri”.

La lettera contiene poi una serie di indicazioni pratiche per attuare un progetto di trasferimento e accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati dalla Grecia in un paese europeo. Le Conferenze Episcopali dovrebbero innanzitutto invitare le diocesi ad offrire la loro disponibilità ad accogliere famiglie o singoli profughi, specificando il numero in base alle proprie disponibilità e risorse. Ciascuna Conferenza Episcopale sollecita poi il proprio governo a procedere tramite gli organismi competenti all’esame della domanda di asilo “a beneficio di un numero determinato di profughi stabilito in base alla disponibilità espressa dalle singole diocesi”. Da parte sua, la Conferenza Episcopale si impegna ad assicurare ai profughi che ne saranno beneficiari, ospitalità e sostegno all’inserimento sociale per un determinato periodo di tempo. La Comunità di Sant’Egidio può provvedere all’identificazione dei profughi potenziali beneficiari del progetto e una volta realizzati gli accordi e fatte le verifiche, le Conferenze Episcopali trasmettono i nominativi dei beneficiari alle autorità nazionali responsabili. I trasferimenti dalla Grecia avverranno per piccoli gruppi di beneficiari o per singoli casi in accordo con gli organismi istituzionali dei paesi coinvolti e le Conferenze Episcopali. (M.C.B. – Sir)

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