Marittimi: concluso a Palmi il XXII convegno

Palmi – “La Chiesa deve attenzionare ed essere madre per tutti, quindi anche per i marittimi che non hanno visibilità, purtroppo, pur essendo moltissimi”. Don Giuseppe Mazzotta spera che si accendano ancora di più i riflettori su un volto della società contemporanea che nasconde rughe profonde.

 
Direttore spirituale del centro Stella Maris di Augusta e cappellano del porto siciliano, è stato tra i protagonisti del XXII convegno della pastorale dei marittimi della Fondazione Migrantes sul tema “Il Motu proprio Stella Maris: la Chiesa, l’impegno sociale e l’accoglienza della gente di mare”, svoltosi a Palmi, in Calabria. Don Mazzotta sottolinea anzitutto il fenomeno delle navi e dei marittimi abbandonati. Pochi mesi fa, ricorda, s’è conclusa tristemente la storia d’una quindicina di turchi e georgiani giunti ad Augusta a bordo d’una nave che trasportava nitrato di ammonio ed era stata abbandonata dall’armatore. “Non ricevevano la paga da un anno e avevano bisogno di tutto. Giunti a febbraio, sono potuti tornare a casa solo ad agosto”. La Stella Maris di Augusta può contare su una quarantina di volontari che si occupano di tutto assieme a don Mazzotta e a un altro sacerdote. Lavorano per l’accoglienza nella sede, salgono sulle barche per raggiungere chi non vuole o non può scendere, li accompagnano e assistono in ospedale.
Situazione identica nel porto di Taranto come racconta Marisa Metrangolo, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi tarantina, che non ha dubbi: “L’emergenza più attuale sono le navi abbandonate. D’altronde proprio qui, a Gioia Tauro, ce n’è una da maggio. Non hanno un soldo e non possono scendere perché sarebbero clandestini in quanto non hanno il permesso di soggiorno. Senza trascurare che potrebbero essere accusati d’avere abbandonato il posto di lavoro. A Taranto ne abbiamo avuto una per mese, con undici marittimi. Poi, per fortuna – insiste Cetrangolo che è anche responsabile della “Stella Maris” della città pugliese, dove operano undici persone oltre al cappellano don Massimo Caramia – è finita bene perché l’armatore ha trovato i soldi per pagare i debiti”. La Metrangolo dà l’immagine di cosa sia la Stella Maris, a cosa serva: “Se non ci fosse i marittimi sarebbero abbandonati poiché nei porti ci si occupa di tutto tranne che degli uomini”. E in coda cita il caso dei marinai filippini, che chiedono sempre la celebrazione della Messa in inglese, la lingua della gente di mare. (D. Marino – Avvenire)