Mazara del Vallo – Migrazioni nel Mediterraneo: minaccia o opportunità? È questo il tema scelto per la quarta edizione di “Sponde”, incontro internazionale di studi sul dialogo interculturale e interreligioso nel Mediterraneo tenutosi a Mazara del Vallo (Tp), dal 16 al 18 settembre, organizzato dal centro Mediterraneo di studi interculturali e dall’Osservatorio del Mediterraneo. Tre giorni nei quali attori e protagonisti del dialogo interreligioso e interculturale dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo si sono confrontati su un tema che da sempre li interessa e che, ancora oggi, richiede risposte e aiuti.
“Nel contesto in cui ci muoviamo oggi il nostro scopo è quello di sostituire un approccio al fenomeno migratorio violento e uniformemente negativo con un’attitudine più equilibrata e analitica dei fattori problematici e delle promesse di opportunità”, ha spiegato Nadir Aziza, direttore generale dell’Osservatorio del Mediterraneo presso il Ministero degli esteri, aprendo l’incontro, la cui prima giornata è stata dedicata a flussi migratori, processi d’integrazione e sfruttamento da parte della criminalità organizzata.
In Europa, ha notato Aziza, si sta affermando una trend di “rifiuto dell’altro, il quale viene percepito come una minaccia da neutralizzare con tutti i mezzi, anche quelli più estremi, se necessari” un atteggiamento che rinnega il “messaggio dell’Europa” e i “valori che sono derivati dalla definizione greca dell’individuo”.
“È necessario – ha aggiunto – che l’Europa ritorni ai valori fondanti di riconoscimento universale dei diritti dell’uomo, per poter mantenere la propria identità”.
Il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Giusto Sciacchitano, intervenendo alla sessione su flussi migratori e criminalità organizzata, ha sottolineato come “la maggior parte dei Paesi interessati dal fenomeno dell’immigrazione non sembri interessata ad affrontarlo e reprimerlo, malgrado le convenzioni internazionali (prima fra tutte la Convenzione ONU di Palermo 2000 e i protocolli annessi), gli accordi bi o multilaterali e le decisioni-quadro dell’Unione europea”. “Il diritto – ha affermato – è un ponte e attraverso le convenzioni e gli accordi si facilita il dialogo e la collaborazione tra popoli diversi”; i popoli devono attraversare questo ponte per “cominciare a dialogare concretamente”.
Il criminologo Andrea Di Nicola dell’Università di Trento ha sottolineato come accomunare immigrazione a criminalità sia “un’equazione troppo generale”. Non è l’immigrazione che “reca criminalità”, bensì “le caratteristiche di certa migrazione che, in determinati casi, possono farlo con riferimento ad alcune tipologie di criminalità”. “Rispetto alla criminalità in Italia – ha evidenziato il criminologo – gli stranieri hanno molti ‘fattori di rischio’ e pochi ‘fattori di protezione’. Sono le condizioni in cui spesso vivono ad aumentare la probabilità che alcuni commettano atti criminali o altri diventino vittime di criminalità”.
“Nel Mediterraneo è ancora emergenza? È possibile chiamare ancora con questo termine gli sbrachi che avvengono a Lampedusa?”, si è chiesto l’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, rivolgendosi a Sonia Viale, sottosegretario al Ministero degli interni, dopo che la rappresentante del governo aveva sottolineato come “dal 1° gennaio a oggi” fossero sbarcati 60 mila migranti, mettendo “a dura prova la macchina dell’accoglienza”. Mons. Montenegro ha posto l’attenzione sul dramma che si vive giornalmente a Lampedusa, “un ‘problema’, se così lo si vuole definire, che vede l’isola agrigentina protagonista da quasi mezzo secolo, basta sentire i racconti degli abitanti. Per il sottosegretario la situazione è sotto controllo e il governo non ha perso tempo, ma non ha forse mancato di celerità quando a Lampedusa sono giunti 7 mila immigrati? Lampedusa è da mesi un’isola ‘militarizzata’, la popolazione e non solo gli immigrati vivono una situazione di forte disagio. La migrazione non è soltanto una questione di numeri, di criminalità dovuta all’ingresso nel nostro Paese clandestinamente o di problemi che derivano da questi arrivi; l’immigrato è una persona, un volto, un’anima, una storia che noi trattiamo come un semplice problema di ordine pubblico”.
“Le migrazioni? Sono certamente una risorsa ed è del tutto fuori luogo allarmarsi dietro lo spauracchio delle minacce”, ha aggiunto mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e membro della Commissione Cei per le Migrazioni, a conclusione della quarta edizione di “Sponde”. “Ci poniamo due obiettivi – ha dichiarato mons. Mogavero –: il primo è quello di creare un sistema a rete tra le realtà che si occupano di dialogo interculturale e interreligioso per elaborare insieme un calendario delle manifestazioni comunitarie; l’altro è di individuare e mostrare esempi virtuosi d’immigrati che si sono realizzati nel nostro Paese, concretizzando così l’idea delle migrazioni come risorsa”.