Intervista con l’arcivescovo di Tunisi
Lampedusa – L’arcivescovo di Tunisi, mons. Maroun Lahham, ha incontrato oggi pomeriggio, in visita privata, le donne, i bambini e i disabili, circa 130, accolti a Lampedusa nella ex base Loran. Aveva chiesto di visitare il centro di Contrada Imbriacola, dove è stato appiccato l’incendio due giorni fa, ma non gli è stato consentito l’ingresso, anche perché vi sono rimaste poche centinaia di tunisini. Gli altri sono stati spostati con ponti aerei verso altri centri sul territorio italiano.
L’arcivescovo di Tunisi è in questi giorni a Lampedusa per partecipare alle celebrazioni della festa patronale della Madonna di Porto Salvo. Oggi ha celebrato la messa nella parrocchia. In una intervista al Sir ha detto che non aspettava che la situazione a Lampedusa fosse così tesa: “i tunisini sono rinchiusi nel centro da due mesi, non si vedeva una soluzione, quando hanno saputo che sarebbero stati rimpatriati è esplosa la rabbia”, ha detto aggiungendo che “da una parte c’è una reazione di stanchezza dei lampedusani e da parte dei tunisini c’è un moto di disperazione comprensibile”.
I tunisini che partono non sanno che, una volta arrivati in Italia, la prospettiva che li aspetta è il rimpatrio?
I tunisini che partono non sanno che, una volta arrivati in Italia, la prospettiva che li aspetta è il rimpatrio?
“Quando si lascia il proprio Paese per cercare un futuro migliore si pensa solo alla soluzione migliore. Pensano di poter lasciare Lampedusa per andare in Italia o Francia. Qualcuno riesce a farlo, altri no”.
Quali cause e responsabilità?
“Non spetta a me dare un giudizio su questo. Per me sono tutti esseri umani che vanno capiti e accolti. Per quanto possibile va data loro l’opportunità di una nuova vita. Il momento difficile è già passato, ora è il momento della riconciliazione e di una riflessione più profonda sul fenomeno dell’immigrazione. È inutile pensare che il problema finisce qui. Ci sarà sempre gente che proverà a venire in Europa. Questa situazione va affrontata con calma, positività e con soluzioni pratiche che corrispondano ai bisogni di questi giovani”.
Invece sembra abbia prevalso soprattutto l’emotività…
“L’emotività non serve. Sono i responsabili politici della Tunisia e dell’Italia a dover usare la testa, non i lampedusani. Si mettano attorno ad un tavolo a discutere, per non far portare fardelli troppo pesanti alla gente di Lampedusa. A 3.000/4.000 lampedusani non si può chiedere di portare da soli questo fardello”.
Eppure gli accordi tra Italia e Tunisia ci sono. Non è strano che continuino le partenze e gli sbarchi?
“È un po’ strano credere che gli accordi siano sempre rispettati. Gli accordi tra gente che non ha fame non bastano. Bisogna affrontare il problema in maniera seria e non dando soldi al governo tunisino per ogni persona che torna. Non è una soluzione”.
“È un po’ strano credere che gli accordi siano sempre rispettati. Gli accordi tra gente che non ha fame non bastano. Bisogna affrontare il problema in maniera seria e non dando soldi al governo tunisino per ogni persona che torna. Non è una soluzione”.
Cosa ha detto ai lampedusani in questo momento critico?
“Ho ringraziato i lampedusani per ciò che hanno fatto. La festa della Madonna ha assunto un sapore speciale perché Maria è la madre e noi siamo tutti suoi figli. Suoi figli sono i lampedusani che hanno sopportato e suoi figli sono i tunisini che vengono qui a cercare un supplemento di vita migliore e dignità. È il tempo di pensare a soluzioni che portino la pace nei Paesi di provenienza dei migranti, perché la pace dà sicurezza e la sicurezza dà posti di lavoro. Se si trova lavoro nei propri Paesi non si è più tentati di rischiare la vita per andare altrove. Su 100 persone che arrivano a Lampedusa quanti perdono la vita in mare? Si assumono un rischio forte. Se trovassero opportunità nel proprio Paese sarebbero meno tentati di fuggire”.
Lei aveva chiesto di incontrare i tunisini del centro di Contrada Imbriacola ma non è stato possibile. Avrebbe preferito andare lì?
“Certo. Ma bisogna rispettare le regole”.
A Lampedusa ora è tornata la calma. La riconciliazione è possibile?
“Certo, qualche reazione di nervosismo è umana. Ma la rabbia è già passata. A messa la gente era tranquilla. Quando hanno saputo che vengo da Tunisi hanno fatto un applauso. Né gli italiani, né i tunisini sono popoli violenti. Gli italiani sono lontani mille chilometri dalla mentalità della guerra e della violenza; così i tunisini”.