Calano gli irregolari: nel 2009/2010 sono scesi da oltre 5mila a 2800. Crescono invece quelli regolari che si dimostrano sempre più integrati nella società locale.
Cremona – Dall’inizio del 2000 al 30 giugno 2009 la presenza degli stranieri in provincia di Cremona è aumentata ogni anno in modo consistente, passando da 10.100 a 48.200 unità; nei dodici mesi successivi, primo luglio 2009 – 30 giugno 2010, si è assistito per la prima volta a un’inversione di tendenza, stimabile in circa 1.200 stranieri in meno. Questo calo, che in Lombardia trova riscontro solo nella provincia di Mantova, è riconducibile alla sola componente degli immigrati irregolari, scesi – nell’ultimo anno preso in esame – da 5.110 a 2.800; per contro, nello stesso periodo, gli stranieri regolarmente registrati sono aumentati di 700 unità (da 37.600 a 38.300) e quelli regolari, ma non ancora iscritti all’anagrafe, di 200 (da 5.600 a 5.800).
Questi dati sono contenuti nel recente “Annuario statistico 2010 – Nono rapporto sull’immigrazione straniera nella provincia di Cremona”, realizzato dall’Osservatorio della Provincia in collaborazione con la Fondazione Ismu e l’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim): una fonte preziosa di informazioni sul complesso fenomeno dell’immigrazione, analizzato nei cuoi diversi aspetti socioeconomici.
Un fenomeno in continua espansione, nonostante il lieve calo numerico registratosi fra il 2009 e il 2010, che ha peraltro interessato solo il distretto sociosanitario cremasco; qui le presenze straniere si sono ridotte di circa 1.800 unità, a fronte delle 500 in più registratesi nel Cremonese e dei 70 in più del Casalasco.
Il gruppo nazionale straniero che ha fatto registrare il calo più consistente (oltre 1.500 persone in meno) è stato quello rumeno che, comunque, con i suoi 11.230 cittadini, manteneva ancora saldamente, a metà 2010, il primato nella provincia; seguivano gli indiani (8.140), i marocchini (6.100), gli albanesi (4.600) e gli egiziani (2.800). Questi cinque gruppi nazionali accentravano insieme, nel loro complesso, circa il 70% dell’intero fenomeno migratorio provinciale.
Dei 47mila stranieri presenti nel 2010 in provincia di Cremona, soltanto l’8,4% si dichiarava cattolico (la percentuale più bassa delle province lombarde); il 33,6% erano musulmani, il 31,8% cristiani non cattolici, il 20,4% professava altre religioni, a partire da quella Sikh.
Fra gli stranieri ultraquattordicenni, il 32,1% aveva completato la scuola superiore; abbastanza consistente (15,8%) la percentuale dei laureati. Dal 2000 al 2010 si è quasi quadruplicata (dal 5,1% al 19,8%) la percentuale degli stranieri che abitano in una casa di loro proprietà.
Purtroppo, nello stesso periodo di tempo, sono anche aumentati i disoccupati (dal 7,3 al 16,6%) e diminuiti gli occupati (dall’86 al 64,3%). Fra questi ultimi, oltre la metà degli uomini lavorano come operai nell’industria, nell’agricoltura e nell’edilizia, mentre fra le donne prevalgono le assistenti domiciliari e le addette alla ristorazione.
Nel complesso, il livello medio di integrazione degli stranieri sul nostro territorio si può considerare più che soddisfacente. Lo specifico indice della Fondazione Ismu, imperniato su alcuni indicatori fondamentali, vede la provincia di Cremona al primo posto in Lombardia con un valore di 0,609, a fronte di una media regionale di 0,562. Questo dato rivela – secondo l’assessore provinciale alle Politiche sociali e associative, Silvia Schiavi – «una buona gestione della presenza dei migranti, stabili, integrati, con una buona condizione lavorativa e di alloggio. Tuttavia l’emergere di situazioni di difficoltà lavorativa sottolinea l’importanza di mantenere un giusto controllo sugli accessi migratori al fine di garantire il perdurare dell’equilibrio nel tempo». (F. Capodieci – Vita Cattolica)