10 Aprile 2019 – Roma – “Mi sento male – mi dice Mauro con un filo di voce – ma non è niente, mi è già capitato, ma ogni volta che vado in ospedale non mi trovano mai nulla; ormai con questi disturbetti ci convivo”, aggiunge quasi per rassicurarmi. Gli sento il polso, decisamente accelerato e aritmico. “Mi devo stendere”, aggiunge mentre poggia la testa al muro. Bene, penso tra me e me, è giunto il momento di provare il servizio di telemedicina. Avevo previsto questa fase dell’inaugurazione, ma mai avrei pensato che il primo paziente potesse essere un malato vero e per di più italiano. In pochi minuti gli elettrodi sono sul torace e sugli arti di Mauro e poco dopo il teleconsulto è pronto per essere inviato, in codice rosso, alla categoria “Cardiologia”. Dopo soli nove minuti, arriva la risposta dai colleghi del San Camillo di Roma. Segue un WhatsApp privato del cardiologo romano con un consiglio piuttosto perentorio. “Metti l’amico tuo sotto Eparina e spediscilo in Italia prima possibile”.
Ma Mauro si sente meglio, non ne vuole assolutamente sapere di interrompere una missione appena iniziata; anzi, è decisamente soddisfatto di avere una diagnosi a un disturbo che si presentava da anni e che in Italia non era mai riuscito a documentare e diagnosticare. Il fatto che tutto questo sia accaduto in uno sperduto villaggio africano non solo ha dell’incredibile ma è la riprova che il servizio che abbiamo appena avviato a Kapeni funziona decisamente bene.”
Così, con un aneddoto decisamente particolare, il dott. Michelangelo Bartolo, angiologo presso l’ospedale San Camillo di Roma, racconta un episodio dei suoi tanti viaggi in Africa, dove da molti anni realizza progetti di telemedicina, questa volta al contrario. L’esperienza del dott. Bartolo è raccolta nel volume in “L’Afrique c’est chic. Diario di viaggio di un medico euro-africano” (Infinito Edizioni), dove con ironia e molta sensibilità, si propongono nuovi orizzonti e ci aiuta a guardare alla globalizzazione con occhi diversi.
Il volume sarà presentato domani, 11 aprile, a Cosenza, presso il Salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile. A presentarlo, modera da don Enzo Gabrieli, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Cosenza-Bisignano e vice presidente Fisc, oltre all’autore, don Battista Cimino, Gino Murgi e Pino Fabiano, direttore Migrantes della Calabria. Concluderà i lavori l’arcivescovo Mons. Francesco Nolè.