Milano – Il 5 febbraio hanno preso il via i festeggiamenti per il Capodanno cinese, che durano in totale 15 giorni e che si concludono con la Festa delle Lanterne. Domenica 10 febbraio, la comunità cinese di Milano e della Lombardia saluterà il passaggio dall’anno del Cane a quello del Maiale e fulcro dei festeggiamenti sarà la tradizionale parata che va da Piazza Gramsci a via Paolo Sarpi.
In base alle elaborazioni ISMU su dati dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim) si stima che i cinesi presenti in Lombardia, al 1° luglio 2018, siano quasi 80mila, di cui 47mila fra le province di Milano e Monza-Brianza. Sempre secondo le elaborazioni ISMU-Orim sui dati lombardi si tratta di un collettivo ben equilibrato per genere (il 50,5% è costituito da maschi e il 49,5% da femmine), in cui gli ultracinquantenni rappresentano un decimo del totale e la maggioranza assoluta è in Italia da oltre un decennio. In due casi su tre i cinesi presenti in Lombardia sono coniugati, e in quasi un caso su due possiedono un titolo di studio di scuola secondaria superiore o una laurea.
Al di là degli elevati titoli di studio, la scarsa conoscenza dell’italiano è ancora uno dei maggiori tratti distintivi del collettivo presente in Lombardia, sottolinea l’Ismu: il 10% dei cinesi dichiara di non comprendere per nulla la nostra lingua, contro meno del 2% degli immigrati appartenenti ad altre nazionalità. Altro elemento distintivo è la significativa percentuale di lavoratori autonomi/imprenditori che corrispondono al 30%, contro una media per gli altri immigrati dell’8%. Nel collettivo cinese inoltre il lavoro irregolare – spesso stabile, peraltro – ha “un’incidenza tripla rispetto a quella rilevata mediamente all’interno degli altri gruppi nazionali in Lombardia”. Tra le principali tipologie di lavori: titolari o esercenti di attività commerciali, addetti alle vendite (o ai servizi), addetti alla ristorazione (o negli alberghi). Dal punto di vista abitativo, infine, i cinesi vivono più spesso degli altri immigrati in coabitazione con parenti, amici o conoscenti (in un caso su due col partner, più eventualmente i figli).
È opinione diffusa far risalire al 1920 la prima presenza cinese a Milano. La zona eletta a piccolissima Chinatown fu quella, allora semiperiferica, di via Paolo Sarpi. Quello di quest’anno, dunque, si potrebbe definire il 99° compleanno del collettivo cinese a Milano, in attesa del centenario nel 2020. Secondo l’Istat al 1° gennaio 2018 i residenti cinesi nella sola città di Milano sono oltre 29mila (su 267mila stranieri). E con quasi 3mila residenti è diventato Villapizzone il quartiere più cinese di Milano, che supera dunque in valori assoluti la storica presenza in zona Sarpi (2.223 residenti al 1° gennaio 2018).
La comunità cinese nella città di Milano rappresenta l’11% della popolazione straniera residente, ma in alcuni quartieri l’incidenza di questa comunità è particolarmente significativa: a Sarpi costituiscono ancora ben il 43% degli stranieri residenti, in Comasina il 34%. Considerando i 9 municipi milanesi la comunità cinese si concentra principalmente nelle zone nord-ovest della città: municipio 8 e 9 insieme accolgono oltre 15.700 residenti, pari al 53,3% del totale residenti cinesi in città. In particolare oltre il 29% dei cittadini cinesi risiede nel municipio 9 e un quarto nel municipio 8.