Gorizia – “Per rapportarsi in modo adeguato alla questione delle migrazioni occorre rispettarne la complessità, rifiutarsi di credere che si possa comprendere questo fenomeno con analisi superficiali o immaginare che si possano trovare soluzioni appropriate applicando ricette fatte di pochi ingredienti e subito interamente disponibili”. Lo ha detto il Segretario di Stato Vaticano, il card. Pietro Parolin in una intervista esclusiva al settimanale della diocesi di Gorizia, “La Voce Isontina” rispondendo alle domande del direttore Mauro Ungaro. “Le migrazioni – ha aggiunto – sono l’esito di squilibri presenti sia nelle società da cui partono i migranti, sia in quelle che sono chiamate ad
accoglierli. Laddove c’è uno stato di guerra o di guerriglia endemico, laddove si patiscono situazioni di povertà estrema o dove vengono negati i più elementari diritti, è impensabile che non si concretizzino fenomeni migratori”.
Per il porporato i migranti “ci aiutano a rimodellare le nostre scale di priorità. Ci fanno incontrare
stili di vita e culture differenti dalla nostra che ci interrogano e ci fanno percepire che si può essere ben più carenti di mezzi di quanto siamo noi e, tuttavia, mantenere la speranza nel futuro. Tante volte invece – benché costi ammetterlo – nelle società più ricche di mezzi si tende a pensare, parlare e agire come se non ci fosse più spazio per la speranza. I migranti perciò ci mettono dinanzi allo specchio”. La politica – ha quindi aggiunto il Segretario di Stato Vaticano – ha “il non facile compito di individuare e porre in atto soluzioni equilibrate a questioni che sono complesse. La dimensione quantitativa del fenomeno delle migrazioni è tale che nessun Stato può immaginare di fare da solo. C’è bisogno di intelligente collaborazione per la sicurezza di tutti, dei migranti che vengono accolti e degli Stati che accolgono. Non serve innescare la spirale della paura o sottovalutare l’entità dei problemi. Occorre invece puntare sulla responsabilità di tutti, sulla necessità che tutti comprendano che isolarsi innalzando barriere invalicabili o accogliere senza avviare concertate ed efficaci politiche d’integrazione sono modi profondamente sbagliati di agire. La politica – conclude il card. Parolin – ha l’onere e l’onore di governare i problemi senza agitare paure che diventano sorgente di odi e violenze e senza rinunciare a confrontarsi con tutte le implicanze del fenomeno migratorio”.