Castelnuovo di Porto – Prosegue tra le proteste lo sgombero del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, vicino Roma iniziato ieri sera. Questa mattina una parlamentare italiana ha bloccato un pullman con migranti a bordo, davanti al Cara. Ieri pomeriggio anche “una passeggiata pacifica di solidarietà” con partenza dalla chiesa di Santa Lucia per “essere vicini agli ospiti del Cara in via di trasferimento e ai lavoratori che rischiano di perdere il lavoro” alla quale ha partecipato anche il vescovo di Porto Santa Rufina, Mons. Gino Reali (Mons. Reali).
Di momento di “sorpresa” ha parlato ieri sera alla radio vaticana Mons. Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes. A Castelnuovo era attivo un servizio di accoglienza e di integrazione che all’improvviso – ha detto il presule – “tutto viene a cadere. Un disagio umano profondo che riguarda non numeri ma persone. Il rischio è che queste persona non trovano nessun riparo e finiscono in strada. Al dramma si aggiunge dramma”.
“È un dramma vero. Il nostro grande disagio è non avere soluzioni” ha detto il parroco della Chiesa di Santa Lucia di Castelnuovo, Josè Manuel Torres: “come gestire questi fratelli allo sbaraglio, senza lavoro fratelli che hanno cominciato un percorso di integrazione che ora viene interrotto. Chi pagherà per tutto questo?”. “È tutto tremendo e drammatico anche per i lavoratori della cooperativa che hanno perso il lavoro”, continua padre Torres che ha riferito che alcuni parroci si sono detti disponibili ad accogliere alcuni migranti”.
Dal Centro di accoglienza di Castelnuovo negli ultimi cinque anni vi sono passate 8mila persone in fuga dagli orrori, un migliaio delle quali da zero a sedici anni. “I ragazzi stanno vivendo malissimo
questa situazione – ha detto all’Agenzia Italia Boubou Gadio, mediatore culturale del Senegal – e hanno molta paura. Non sanno nulla del loro futuro, di dove saranno trasferiti. Molti di loro frequentavano le scuole e avevano un ottimo rapporto con la popolazione di Castelnuovo. Ora hanno paura di aver perso una opportunità e di aver perso la speranza di una vita stabile”. (R. Iaria)