Bologna – Sono 16 le lingue che verranno utilizzate oltre all’italiano e il latino nella celebrazione dell’Epifania nella cattedrale di Bologna: alla Messa dei Popoli – consuetudine più che decennale per la diocesi e che sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Matteo Zuppi – entreranno quest’anno anche l’arabo (di alcuni cattolici siriani e palestinesi) e l’arbëreshe (l’idioma conservato da secoli dalla comunità italo-albanese che si stabilì nella penisola a partire dal XV secolo). Le lingue sono quelle delle comunità cattoliche degli immigrati che si sono organizzate in questi anni accanto e con il sostegno delle parrocchie territoriali.
Da alcuni anni, vengono utilizzati per la celebrazione i canti tipici della tradizione natalizia che sono cantati in tutto il mondo. Nel grande e variopinto coro, ciascuno cerca di condividere le strofe anche nelle lingue più esotiche, dall’ucraino al tamil, dal bengalese al kiswahili…
La tradizione dell’Epifania dei popoli è profondamente radicata nella tradizione spirituale e anche culturale di Bologna: ai Magi, tra l’altro, è dedicata la celebre cappella Bolognini di San Petronio, come anche l’altare maggiore della basilica di San Domenico e la cappella che custodisce le più antiche statue medievali dei magi, nel complesso delle Sette Chiese di Santo Stefano. Le origini – spiega il direttore Migrantes della diocesi mons. Andrea Caniato – vanno ricercate anche nella storica presenza di studenti da tutta Europa nell’antico Ateneo cittadino, uniti dall’unico desiderio di cercare la luce della verità, con il sostegno della fede comune. Oggi il contesto è molto diverso, ma nella Messa dei Popoli “resta alla base la gioia di celebrare, con la ricchezza delle lingue e delle culture d’Italia e del mondo, la fede comune in Cristo, unico salvatore del mondo”.