Roma – La nave “Sea Watch 3”, con a bordo 47 migranti, “a causa delle condizioni meteo avverse, è entrata nelle acque territoriali italiane e alla stessa è stato assegnato un punto di fonda a largo delle coste di Siracusa, per garantire la sicurezza dell’unità e delle persone a bordo”, comunica questa mattina il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto sottolineando che sul posto sono presenti motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza.
Intanto ieri pomeriggio diverse organizzazioni hanno rivolto un appello all’Italia e all’Europa che “devono assumersi le proprie responsabilità nell’affrontare e prevenire ulteriori tragedie in mare”. Per questo è necessario realizzare – scrivono le associazioni – vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che decine di migliaia di persone continuino ad essere costrette a ricorrere ai trafficanti, mettendo in serio pericolo la propria vita, per attraversare il Mar Mediterraneo. E’ la mancanza di vie legali, infatti, che fa prosperare il traffico di esseri umani”.
“Da sei giorni sulla nave Sea Watch, vi sono 47 persone, tra cui otto minorenni. Sono 47 esseri umani – sostengono le promotrici dell’appello – portati in salvo dal Mar Mediterraneo dove nei giorni scorsi hanno perso la vita centinaia di bambini, donne e uomini, e che ora sono ostaggio dell’ennesima disputa politica tra Stati: nessun Paese ha infatti risposto alla richiesta di un porto sicuro fatta dalla Sea Watch, in spregio di quanto previsto dalle norme internazionali e delle più elementari considerazioni di carattere umanitario”. Le associazioni chiedono all’Italia e all’Europa che “la legge sia rispettata e che queste persone vengano immediatamente fatte sbarcare in un porto sicuro, senza essere lasciate ulteriormente senza una destinazione. Secondo il diritto internazionale del mare, infatti, gli Stati – spiegano – hanno l’obbligo inderogabile di garantire l’approdo di persone in difficoltà in un luogo sicuro nel più breve tempo possibile. La salvezza e la tutela delle vite umane devono avere la precedenza assoluta: queste persone, soprattutto le più vulnerabili come donne e bambini, non devono subire ulteriori sofferenze e deve essere loro garantita l’assistenza umanitaria di cui hanno diritto e le cure di cui hanno bisogno”. (R.I.)