di Raffaele Iaria
Roma – Una Italia aperta, accogliente e solidale che non ha paura dell’incontro con l’altro e non ha paura di aprire le porte a chi bussa. E’ il messaggio che arriva dal Meeting svoltosi a Sacrofano (dal 15 al 17 febbraio) aperto da una celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco.
Un momento intenso, forte, che ha voluto dire “grazie” a tante persone che in Italia hanno messo da parte paure e timori aprendo le loro braccia, le loro case, il loro cuore a persone provenienti da varie parti del mondo.
Si tratta di famiglie, di parrocchie, di istituti religiosi che si sono ritrovati a Sacrofano, per uno scambio di esperienze e per un sostenersi a vicenda e invitare tutti alla speranza. Quella speranza di guardare in faccia le persone che ogni giorno incontriamo sulle nostre strade senza farci intimorire. Lo stesso Papa Francesco ha trasmesso con la sua presenza e le sue parole coraggio e desiderio di continuare ad essere umani e cristiani.
“Rinunciare all’incontro non è umano”, ha detto infatti Francesco durante l’Omelia: ed è quello che i cinquecento partecipanti al meeting rilanciano auspicando un nuovo slancio per continuare a vivere la solidarietà e a farci prossimi verso chi è nel bisogno. Valori che sono propri del nostro Paese, valori che mettono al centro l’amore per il prossimo: un amore contagioso. E’ la sinergia dell’amore tra chi lo riceve e chi lo da.
Ascoltando a Sacrofano le testimonianze di persone che hanno accolto e persone che sono state accolte ce lo hanno dimostrato: una Italia che accoglie, una Italia che non si fa intimorire, una Italia nuova e diversa. Da qui inizia “il piccolo passo” che “ fa grande il cammino della storia! Avanti! Non abbiate paura, abbiate coraggio”, come ha detto il Santo Padre sottolineando che “siamo chiamati a superare la paura per aprirci all’incontro”, è “Gesù che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, e carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito”.
E il Papa, come ha detto il Segretario della CEI, Mons. Stefano Russo, “ci dà l’esempio e ci incoraggia a non avere paura, a non ripiegare su certezze consolidate per evitare il rischio di esporci, ad avere il coraggio di fidarci, fino al dono di noi stessi”. Non c’è paura più “insidiosa di quella che nasce dalla diffidenza e si alimenta della mancanza di speranza”, scrivono la Fondazione Migrantes, la Caritas Italiana e il Centro Astalli nel documento finale dell’incontro: “essa ci fa vedere l’altro come un contendente, un avversario, fino a trasformarlo in una minaccia, un nemico”. La nostra fede “ci chiede di non abbandonarci alle nostre paure e di comprendere le paure che abitano i nostri fratelli e le nostre sorelle. Come cristiani, rendendoci conto delle sfide e delle difficoltà, siamo chiamati a non rinunciare: ‘Cristo continua a tendere la sua mano per salvarci!’”.