Milano – “Mi chiamo Amir. Sono originario del Niger. Da due anni vivo in Italia e da tre giorni sono bloccato in una stanza fatta di materassi al confine con la Francia. Il telefono segna le otto ma fuori è già buio. Anche qui dentro la luce è fioca, è fredda: è la cosa che più mi manca. A casa mia, anche la mattina presto c’è una luce da non crederci. Un volontario mi ha dato dei sacchetti di plastica. Mi ha detto di infilarli nelle scarpe, sopra le calze, che aiutano, almeno per il primo chilometro. Sorrido. Ho passato gran parte della mia vita a camminare senza scarpe. Mi piaceva andare in giro a piedi nudi, sentire il terreno, sentire i granelli di sabbia tra le dita”.
Come Amir, chi attraversa le Alpi in direzione del confine con la Francia, spesso non è equipaggiato ad affrontare pareti ripide, nevai e pietraie. La storia di Amir, raccontata in sei cartoline che vengono pubblicate e condivise sui social, rappresenta il cuore della campagna crowdfunding per donare 100 scarponi ai profughi che rischiano la vita, sognandone una migliore, nel tentativo di oltrepassare il confine italo-francese. Obiettivi? Da un lato raccogliere circa 2mila euro per acquistare 100 paia di scarponi da montagna da consegnare a diverse associazioni non-profit che li distribuiranno alle persone in attesa di partire. E dall’altro, denunciare ciò che sta accadendo sul confine, sensibilizzare chi ancora non conosce o ignora le storie delle persone che sono costrette a rischiare la propria vita per evitare i controlli delle forze dell’ordine e poter raggiungere le proprie famiglie in Francia o altri Paesi europei e cercare lavoro dove vi sono più possibilità. Va ricordato che alla frontiera con la Francia solo nel mese di dicembre 2018 sono state soccorse 250 persone: “Ci sono persone che arrivano dall’Africa occidentale, dall’Africa subsahariana, a cui si sono aggiunti pachistani, bangladesi, curdi, siriani, afgani, perfino persone che arrivano dalle repubbliche ex sovietiche. Lo scorso anno i migranti volevano raggiungere amici e parenti in Francia, ora scappano dall’Italia perché hanno paura di perdere la protezione umanitaria e diventare irregolari” ha spiegato Paolo Narcisi, medico fondatore dell’ong Rainbow for Africa che a Bardonecchia offre assistenza e aiuto alle persone di passaggio. (I. Sol)