di don Leonardo Di Mauro, don Francesco Soddu, don Giuseppe Pizzoli, don Gianni De Robertis e don Bruno Bignami
Roma – Siria, Yemen, Venezuela, Ucraina, numerosi Paesi dell’Africa, Terra Santa: sono alcuni dei tanti luoghi in cui le guerre e le violenze seminano morte e distruzione, spesso nel silenzio di un mondo distratto e anestetizzato. Ma basta guardarsi attorno, nella vita e sui social network, per rendersi conto di come l’odio, il rancore, la rabbia armino parole e gesti quotidiani nei confronti dell’avversario politico come di quello sportivo, di chi ha la pelle di un colore diverso, dei migranti che fuggono da fame e conflitti, di chi la pensa in un altro modo. Eppure – lo ha ricordato papa Francesco nel Messaggio di Natale Urbi et Orbi – “il Figlio di Dio ci indica che la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per questa nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture, ma tutti fratelli in umanità”. “Senza la fraternità che Gesù Cristo ci ha donato, i nostri sforzi per un mondo più giusto – ha scandito il papa – hanno il fiato corto, e anche i migliori progetti rischiano di diventare strutture senz’anima”.
Vogliamo allora iniziare il nuovo anno con un augurio di fraternità, consapevoli che la pace “è un fiore fragile” che cerca di sbocciare prima di tutto nel cuore di ciascuno.