Crotone – L’hanno denominato Aylan come il piccolo profugo siriano annegato a largo di Bodrum assieme al fratellino di cinque anni e alla mamma. Era il 2 settembre 2015 e quell’immagine diventò il simbolo del dolore nemmeno tanto nascosto dalle migrazioni verso le nostre coste. Il progetto ora messo in cantiere dall’Azienda sanitaria provinciale di Crotone lavorerà tre anni per l’inclusione sociale e occupazionale degli immigrati regolari, dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale, oltre che per la diffusione di percorsi di legalita. Obiettivo principale è garantire risposte efficaci ai bisogni di salute fisica e mentale dei cittadini vulnerabili dal punto di vista psicologico e sanitario, anzitutto i minorenni feriti ancora più degli adulti dalla ‘sindrome dello sbarco’.
Potrà contare su un ambulatorio fisso e uno mobile creato all’interno d’un camper, entrambi dotati di attrezzature mediche ecografiche e radiologiche. Accoglieranno, e assieme a medici e infermieri cureranno, i migranti anzitutto per quanto riguarda malattie infettive, del fegato e psichiatriche. Inoltre, le associazioni coinvolte nel progetto (Croce rossa italiana, Intersoss e Arci) creeranno laboratori per individuare le capacità dei cittadini stranieri, così da facilitare il loro iter di formazione mirato a trovare lavoro. Non è la prima iniziativa simile curata dall’Asp di Crotone, città che per anni è stata porto d’arrivo per migliaia di migranti. ‘Aylan’, ad esempio, segue anche il progetto Fami, il Fondo asilo migrazione e integrazione. (D.Marino)