Roma – Sono le 17.15 di lunedì 30 agosto 1965 quando a Saas-Fee, una località turistica della Svizzera, una parte del ghiacciaio dell’Allalin si staccò provocando una valanga che travolse le baracche di alloggio degli operai che stavano costruendo la diga del lago Mattmark a 2120 metri di altezza. I morti accertati furono 88: 56 italiani, 23 svizzeri, 4 spagnoli, 2 tedeschi, 2 austriaci e un apolide.
Alla vigilia di questo anniversario la Comunità italiana in Svizzera ricorda il sacrificio degli 88 operai morti: “il sol pensiero a ritroso ci ripropone – scrive in una nota il segretario generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero – fotogrammi sbiaditi, ma per alcuni versi ancora attuali, di un periodo di grandi trasformazioni, che avrebbero contribuito a modellare la modernità. Dal ricordo di quegli anni affiorano la piena occupazione nel mondo del lavoro, il contributo allo sviluppo economico e sociale, l’avanzamento della legislazione svizzera in termini di diritti, la valorizzazione delle culture presenti in questo piccolo Paese al centro dell’Europa e in
particolare il difficile cammino dell’accoglienza, che con il tempo ne ha modificato abitudini e comportamenti civili e civici”. Per Schiavone in quel ricordo è “insita una parte della recente storia degli italiani in Svizzera, della storia del nostro paese e dei tratti caratterizzanti il fenomeno migratorio, che con virulenza ritornano ad alimentare il discorso pubblico nel nostro continente”.
Per ricordare questo anniversario l’Associazione Bellunesi nel Mondo propone su Radio ABM uno speciale dedicato alla tragedia, con testimonianze e approfondimenti per cercare di far luce sull’accaduto e mantenere viva la memoria della sciagura, spiegano all’Associazione. (Raffaele Iaria)