Città del Vaticano – In occasione della fine del Ramadan il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso formula ai Musulmani un messaggio augurale dal tema: “Cristiani e Musulmani: promuovere la dimensione spirituale dell’uomo”.
“La conclusione del mese del Ramadan offre al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso la gradita occasione di rivolgervi i più cordiali auguri affinché gli sforzi generosamente compiuti durante questo mese ottengano tutti i frutti spirituali sperati”, si legge nel messaggio a firma del residente, il card. Jean-Louis Tauran, e del Segretario del Pontificio Consiglio, mons. Pier Luigi Celata. “Quest’anno, abbiamo ritenuto opportuno – si legge nel testo diffuso questa mattina dalla Sala Stampa Vaticana – privilegiare il tema della dimensione spirituale della persona umana. Si tratta di una realtà che cristiani e musulmani considerano di primaria importanza, di fronte alle sfide del materialismo e del secolarismo. Il rapporto di ogni uomo con la trascendenza non è un fatto contingente della storia, ma appartiene alla natura umana. Noi non crediamo al caso, ma siamo convinti -ne facciamo l’esperienza -che Dio ci guida nel nostro cammino!”.
Cristiani e musulmani “al di là delle loro differenze” si schierino in difesa della “dignità della persona umana dotata di diritti e di doveri”, prosegue il messaggio sottolineando che “troppo spesso cristiani e musulmani sono testimoni della violazione del sacro, della diffidenza di cui sono oggetto quanti si dicono credenti. Non possiamo che denunciare tutte le forme di fanatismo e d’intimidazione, i pregiudizi e le polemiche, nonché le discriminazioni di cui a volte sono oggetto i credenti nella vita sociale e politica come pure nei mass media”. Cristiani e musulmani, prosegue il messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, “pensano che l’intelligenza e la libertà sono altrettanti doni che devono incoraggiare i credenti a riconoscere questi valori che sono condivisi perché sono fondati sulla stessa natura umana. Ecco perché la trasmissione di questi valori umani e morali alle giovani generazioni costituisce una preoccupazione comune. Spetta a noi far scoprire loro che c’è il bene e il male, che la coscienza è un santuario da rispettare, che coltivare la dimensione spirituale rende più responsabili, più solidali, più disponibili per il bene comune”.