Città del Vaticano – Maria “ci aiuti a portare nel mondo il messaggio del Vangelo in una esultanza umile e radiosa, oltre ogni rifiuto, incomprensione o tribolazione”. Così ha pregato ieri papa Francesco prima della preghiera mariana dell’Angelus. Il Pontefice ha incentrato la sua riflessione sullo stile missionario. Commentando il Vangelo dell’invio dei discepoli papa Francesco ha detto che Gesù li chiama ad “una sorta di “tirocinio” di quello che saranno chiamati a fare dopo la Risurrezione del Signore con la potenza dello Spirito Santo” Per il papa la missione ha un centro e un volto: il centro è Gesù mentre il volto è la povertà dei mezzi, la sobrietà. “L’andare e l’operare dei Dodici – ha detto il papa – appare come l’irradiarsi da un centro, il riproporsi della presenza e dell’opera di Gesù nella loro azione missionaria”. Anche per noi questa missione è “autentica solo a partire dal suo centro immutabile che è Gesù. Non è un’iniziativa dei singoli fedeli né dei gruppi e nemmeno delle grandi aggregazioni, ma è la missione della Chiesa inseparabilmente unita al suo Signore. Nessun cristiano annuncia il Vangelo ‘in proprio’, ma solo inviato dalla Chiesa che ha ricevuto il mandato da Cristo stesso”. “Il Maestro – ha spiegato ancora Papa Francesco – li vuole liberi e leggeri, senza appoggi e senza favori, sicuri solo dell’amore di Lui che li invia, forti solo della sua parola che vanno ad annunciare” , cioè “non manager onnipotenti, non funzionari inamovibili, non divi in tournée”. E nella missione bisogna mettere in conto anche la possibilità che l’annuncio non venga accolto “Anche questo è povertà: l’esperienza del fallimento. La vicenda di Gesù, che fu rifiutato e crocifisso, prefigura il destino del suo messaggero. E solo se siamo uniti a Lui, morto e risorto, riusciamo a trovare il coraggio dell’evangelizzazione”, ha spiegato.