Roma – In merito al fenomeno migratorio «la Chiesa e le sue realtà non devono e non possono sostituirsi al discernimento della politica e alla responsabilità di chi governa». Ma «non possono neanche girarsi dall’altra parte». Il vescovo Nunzio Galantino sottolinea con forza che tra Stato e Chiesa i «livelli di intervento diversi », ma devono convergere «sempre e tutti verso il Bene comune». E con uguale vigore ribadisce che «i problemi richiedono soluzioni adeguate, non battute polemiche, code di paglia e sorrisetti autocompiaciuti: non stiamo litigando tra bambini a scuola, stiamo parlando di problemi grossi e seri, da persone adulte».
Il segretario generale della Cei è intervenuto ieri alla presentazione del quinto numero del 2018 della rivista Limes, dal titolo «Quanto vale l’Italia». E ha inquadrato il tema da diversi punti di vista. Uno dei quali, appunto, le problematiche relative alla mobilità umana.
«Sfido chiunque – ha detto – a trovare un passaggio in cui il Papa o il cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, o io stesso abbiamo mai sostenuto di essere a favore di una accoglienza ‘senza se e senza ma’». Il punto di riferimento per le scelte della Chiesa è la Sacra Scrittura. «In essa, tra l’altro, – ha aggiunto il vescovo – si legge l’espressione scelta dal Papa come apertura del Messaggio per la 104esima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: ‘Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto’. E poi, nel Vangelo di Matteo: ‘Ero forestiero e mi avete accolto’».
Galantino ha anche risposto a chi critica la Chiesa e i cattolici per il fatto di non ospitare direttamente tutti i migranti e rifugiati. «Tante famiglie e tante realtà religiose e laiche» accolgono gli stranieri e grazie alla loro disponibilità, «l’Italia vale tanto in Europa». Un’Italia, ha poi aggiunto parlando con i giornalisti, in cui «la solidarietà esiste ancora», come dimostrano ad esempio esperienze di ingresso legale nel Paese come i corridoi umanitari promossi dalla stessa Cei e da alcune organizzazioni cattoliche.
Il segretario dei vescovi ha anche toccato il tema del Mezzogiorno e della natalità. «Il Sud è una sfida ineludibile – ha notato – e non vi si può guardare come uno spazio da conquistare e al quale destinare qualche prebenda al di fuori di serie progettualità». Niente pietismo e paternalismo, dunque, poiché essi «sono stati e continuano ad essere i più efficaci e subdoli alleati del malcostume e del sistema malavitoso, del quale sto sentendo pericolosamente parlare poco».
Infine il patto per la natalità lanciato dal Forum delle Associazioni familiari e sottoscritto da moltissimi politici, alcuni dei quali oggi sono al governo. «Mi piace dire a quanti lo hanno firmato che, se manterranno l’impegno, non faranno un piacere al Papa, ai vescovi o ai credenti. Faranno solo l’interesse del nostro Paese. Un Paese che ha bisogno di politica, non di polemiche». Un Paese che non ha bisogno di «guerre tra poveri» e dove invece si assiste alla «proletarizzazione del ceto medio». A conclusione dell’incontro il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, ha commentato: «L’Italia vale molto di più di quanto si pensi e di quanto gli stessi italiani sfiduciati vogliano». (M. Muolo – Avvenire)