Roma – “L’appello del Papa non è caduto nel vuoto. Accogliere i bambini e le mamme è il gesto di Gesù Cristo. Il messaggio di Gesù è un messaggio di vita”. Lo ha detto ieri pomeriggio il card. Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, intervenendo all’inaugurazione di due case per rifugiate con bambini e per migranti in situazioni di vulnerabilità “Chaire Gynai”, frase in greco che sta per “Benvenuta donna”. Una iniziativa voluta e sostenuta dalla Congregazione delle suore Missionarie Scalabriniane insieme al Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello Sviluppo umano integrale (Sezione migranti e rifugiati), dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, dalla UISG (Unione Internazionale Superiore Generali), dalla Conferenza episcopale italiana e dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma.
“Il progetto nasce nel cuore del Santo Padre quando – ha aggiunto padre Fabio Baggio, sottosegretario al Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale – ha invitato tutte le congregazioni religiose presenti nel territorio della diocesi di Roma ad accogliere i migranti e i rifugiati e chi ha scelto di fare il percorso della loro vita in questo territorio. Questa è la testimonianza di come costruiamo ponti per una società accogliente e aperta”.
Le due case, nella zona Nord della città di Roma, accolgono oggi 16 adulte e 7 minori che potranno stare nella casa per un periodo che va dai sei mesi a un massimo di 12, almeno fin quando non avranno raggiunto una completa autonomia.
“Quando Papa Francesco ci ha lanciato l’appello, tramite il Dicastero dello sviluppo umano e integrale, sezione migranti e rifugiati, ricordo molto bene – ha detto sr. Neusa De Fatima Mariano, superiore generale delle Scalabriniane – l’emozione di quel momento, eravamo alla viglia della Pasqua e l’abbiamo accolto come un annuncio gioioso della resurrezione; quello che era un progetto, un idea, una bella provocazione oggi è un opera di Dio che testimonia vita, unità, comunione, creatività; è il segno del bene che si moltiplica grazie a molte e a tante persone, religiose, istituzioni, volontari, operatori, benefattori. Per cui il nostro grazie a Papa Francesco!”. “Credo sia importante – ha aggiunto la religiosa – ricordare che questo progetto è radicato nel Vangelo: quello che avete fatto al più piccolo lo avete fatto a me ed ero straniero e mi avete accolto. E oggi stiamo realizzando questa opera che ha come fondamento la Parola del Signore che ci sostiene nel cammino”. Il progetto “Chaire Gynai” è “un’opportunità che la Chiesa e i propri migranti e rifugiati ci offrano per rispondere con fedeltà alla nostra missione a servizio dei migranti attraverso il volto femminile del carisma scalabriniano. Ma fin dall’inizio per noi era chiaro, che non era un progetto soltanto nostro, che non potevamo e non possiamo farcela da sole, ma possiamo realizzarlo in collegamento e in collaborazione soprattutto con la Vita Religiosa Consacrata, affinché sia un segno profetico nel servizio alle donne e ai bambini rifugiati”. (R.Iaria)
“Il progetto nasce nel cuore del Santo Padre quando – ha aggiunto padre Fabio Baggio, sottosegretario al Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale – ha invitato tutte le congregazioni religiose presenti nel territorio della diocesi di Roma ad accogliere i migranti e i rifugiati e chi ha scelto di fare il percorso della loro vita in questo territorio. Questa è la testimonianza di come costruiamo ponti per una società accogliente e aperta”.
Le due case, nella zona Nord della città di Roma, accolgono oggi 16 adulte e 7 minori che potranno stare nella casa per un periodo che va dai sei mesi a un massimo di 12, almeno fin quando non avranno raggiunto una completa autonomia.
“Quando Papa Francesco ci ha lanciato l’appello, tramite il Dicastero dello sviluppo umano e integrale, sezione migranti e rifugiati, ricordo molto bene – ha detto sr. Neusa De Fatima Mariano, superiore generale delle Scalabriniane – l’emozione di quel momento, eravamo alla viglia della Pasqua e l’abbiamo accolto come un annuncio gioioso della resurrezione; quello che era un progetto, un idea, una bella provocazione oggi è un opera di Dio che testimonia vita, unità, comunione, creatività; è il segno del bene che si moltiplica grazie a molte e a tante persone, religiose, istituzioni, volontari, operatori, benefattori. Per cui il nostro grazie a Papa Francesco!”. “Credo sia importante – ha aggiunto la religiosa – ricordare che questo progetto è radicato nel Vangelo: quello che avete fatto al più piccolo lo avete fatto a me ed ero straniero e mi avete accolto. E oggi stiamo realizzando questa opera che ha come fondamento la Parola del Signore che ci sostiene nel cammino”. Il progetto “Chaire Gynai” è “un’opportunità che la Chiesa e i propri migranti e rifugiati ci offrano per rispondere con fedeltà alla nostra missione a servizio dei migranti attraverso il volto femminile del carisma scalabriniano. Ma fin dall’inizio per noi era chiaro, che non era un progetto soltanto nostro, che non potevamo e non possiamo farcela da sole, ma possiamo realizzarlo in collegamento e in collaborazione soprattutto con la Vita Religiosa Consacrata, affinché sia un segno profetico nel servizio alle donne e ai bambini rifugiati”. (R.Iaria)