Uno studio sulla rappresentazione delle minoranze sui mezzi di informazione italiani

Roma – Il termine “clandestino” sembra incamminarsi sulla via del tramonto? Secondo quanto emerge dal “Minorities Sterotypes on Media”, progetto di monitoraggio della rappresentazione delle minoranze sui mezzi di informazione italiani, potrebbe essere così, ma visti gli avvenimenti dei primi mesi del 2011 è presto per fare previsioni ottimistiche. Lo studio, realizzato dal Centro d’ascolto dell’informazione radiotelevisiva e il dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza e presentato questa mattina a Roma, mostra come l’etichetta “clandestino” sia in netta diminuzione, almeno per quanto riguarda i notiziari radiofonici e televisivi analizzati nel secondo semestre del 2010. Tra i casi monitorati, il termine è utilizzato soltanto nel 16% dei casi analizzati. Storia diversa, invece, quella che riguarda l’indicazione della nazionalità dei protagonisti delle notizie, viene indicata dal 73% delle notizie monitorate. “Resta invece imponente lo schiacciamento sulla componente maschile dell’immigrazione – spiega il rapporto -. A fronte di una sostanziale parità numerica tra uomini e donne negli stock di immigrati presenti in Italia, quando è individuabile il sesso del protagonista immigrato questi è un maschio nel 72% dei casi. Inoltre, la presenza di soggetti maschi si accentua in Tv rispetto alla radio”.

 
Sul tema qualche perplessità la solleva Luigi Manconi, Presidente dell’associazione “A buon diritto” secondo cui, se venissero presi in considerazione anche i primi sei mesi del 2011 potrebbe esserci un risultato completamente diverso per quanto riguarda l’utilizzo del termine “clandestino” rivolto ai migranti. “La verifica scientifica di questo dato mi lascia molto perplesso – ha affermato Manconi -. Abbiamo avuto un autentico slittamento linguistico. Con enorme fatica gli operatori dei mass media hanno accolto l’esistenza di una categoria variamente appellata profughi, richiedenti asilo e rifugiati. La componente dei migranti nel corso dell’ultimo anno ha perso in maniera sensibile la definizione di migrante ed è diventato clandestino. Il che è davvero un processo culturale e materiale che vada tenuto sotto un severo controllo. Intanto perché è oltraggioso della realtà, chiamiamo clandestini gli uomini più visibili del mondo. Nudi, col volto segnato dal sale marino, su cui vengono puntati i riflettori sulle coste di Lampedusa. Sono gli uomini più nudi, indifesi e visibili. Poi perché chiamandoli clandestini immediatamente attribuiamo loro uno status criminale”. (Fonte Redattore Sociale)