Mons. Felicolo: la pastorale delle migrazione “sta assumendo un aspetto più ordinario”

Roma – L’Italia non è la destinazione finale dei migranti ma una tappa obbligatoria e intermedia per chi vuole raggiungere altri Stati. La conferma sta nell’allontanamento volontario dai centri di accoglienza di alcuni migranti sbarcati a fine agosto dal pattugliatore della Guardia costiera “Ubaldo Diciotti”. Ne è convinto Mons. Pierpaolo Felicolo, direttore regionale dell’Ufficio Migrantes di Roma e del Lazio. Quest’episodio, dice al settimanale RomaSette  “richiama l’Europa alle proprie responsabilità su come poter integrare e accogliere realmente tanti migranti»”. Il sacerdote si dice, comunque, preoccupato per la sorte degli stranieri che si sono allontanati  sottolineando, però, che essi “sono liberi di spostarsi”.

Mons. Felicolo offre anche alcuni dati nella Capitale: qui sono oltre 130 i centri pastorali che servono 37 comunità di stranieri. In città vivono 377.217 migranti e nell’area metropolitana (compresa Roma) 544.916. La disponibilità di accoglienza offerta dalle diocesi italiane dimostra – dice il direttore Migrantes – che l’accoglienza “sta diventando una buona prassi della Chiesa cattolica e la pastorale delle migrazioni sta assumendo un aspetto più ordinario”. Un’ordinarietà che richiede anche l’incentivo a creare momenti di incontro, conoscenza e dibattito mirati a un “confronto sereno senza rinfocolare paure e sentimenti di diffidenza”. Per Mons. Felicolo l’Europa “non badi solo all’aspetto finanziario ma viva la propria unione in maniera solidale. Certamente l’emergenza migratoria va affrontata a partire dai Paesi di origine, distinguendo da luogo a luogo e da situazione a situazione, ma deve realizzarsi il sogno di unire le sponde del Mediterraneo con percorsi legali come i corridoi umanitari”.