Immigrati venezuelani in Colombia: l’accoglienza della Chiesa di frontiera

Bogotá – La Chiesa di frontiera si mobilita in favore della grande ondata di immigrati venezuelani che nelle ultime settimane sta lasciando il proprio paese in cerca di migliori possibilità di vita. Accade al confine tra Colombia e Venezuela, dove alcuni vescovi e rappresentanti delle istituzioni ecclesiali dei due paesi si sono incontrati, come informa il sito in rete della Conferenza episcopale colombiana, con l’obiettivo di «analizzare e cercare azioni pastorali congiunte per aiutare a risolvere questa crisi, che sta crescendo sempre di più».

L’incontro si è tenuto nei giorni scorsi a Puerto Carreño, capoluogo del dipartimento di Vichada, che si trova sulle rive dell’Orinoco, il grande fiume che fa da frontiera naturale ai due paesi. Al termine i presenti hanno diffuso una dichiarazione in cui hanno espresso «grande preoccupazione» per la crescente ondata di migranti venezuelani che sta affluendo verso le città di confine come appunto Puerto Carreño e Inírida, capoluogo del dipartimento colombiano di Guainía. Un appello che partendo dalla consapevolezza della complessità della crisi venezuelana, mette in guardia dalle gravi ricadute sociali e richiama istituzioni pubbliche, società civile e realtà ecclesiali a mettere urgentemente in azione strutture di solidarietà e di accoglienza.

«L’arrivo dei cittadini del Venezuela — si legge nella dichiarazione — non si fermerà. La grandezza della crisi venezuelana e, soprattutto, le possibilità minime che possa essere risolta o ridimensionata a breve termine potrebbero travolgere le nostre precarie strutture di accoglienza e le possibilità di offrire un aiuto minimo».

Il documento avverte che la crescita degli immigrati sta generando insicurezza, sfiducia e in alcuni casi episodi di xenofobia da parte di diversi cittadini, che vedono i venezuelani come una minaccia per l’economia locale. E invita ad avere una particolare cura per minori, giovani e popolazioni indigene. Di conseguenza, si chiede una maggiore presenza del governo municipale e dipartimentale. «Tuttavia — prosegue la dichiarazione — pur sapendo che questo compito dev’essere assunto in primo luogo dalle realtà governative, come Chiesa abbiamo la ferma volontà di accogliere, ascoltare e accompagnare i nostri fratelli venezuelani, in modo tale che possano vivere con dignità da questo lato del confine che li ospita». Di qui anche l’appello alle diocesi, agli enti pubblici e privati perché uniscano le proprie forze per contribuire ad avere «un impatto positivo sulla promozione integrale della popolazione più vulnerabile».