Garante infanzia: con minori stranieri l’Italia deve fare di più

Milano – L’Italia deve identificare i minori stranieri non accompagnati e assicurare loro protezione. Per farlo serve un supplemento di informazione a chi affronta viaggi terribili dall’Africa e, in misura molto minore da Pakistan e dai Balcani per raggiungere l’eldorado Europa. Lo chiede Filomena Albano, il Garante dei Diritti per l’infanzia e l’adolescenza, che ieri a Milano alla Cattolica ha partecipato al convegno ‘La protezione del minore attraverso le frontiere’ organizzato dall’Autorità da lei guidata. Nell’occasione è stato presentato un prontuario per l’operatore giuridico (scaricabile dalla sezione Pubblicazioni del sito www.garanteinfanzia.org) sulla Convenzione dell’Aia del 1996, che protegge le persone di minore età in Italia e altri 43 Stati, tra i quali tutti i membri Ue. Hanno firmato, ma non ancora ratificato Argentina, Canada e Stati Uniti. Del resto anche per i più piccoli il mondo si è rimpicciolito. I confini tra i Paesi sono stati erosi dalla crescente mobilità, i rapporti personali e familiari sempre più spesso sono caratterizzati da elementi di internazionalità. Il documento supporta l’attuazione di molte disposizioni contenute nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Si va dai diritti in materia di ambiente familiare alle disposizioni sui contatti e rapporti tra genitori e figli, a quelle sulle opinioni delle persone di minore età, sulla responsabilità genitoriale, sul contrasto alla violenza e all’abuso, sui sistemi alternativi di cura per l’infanzia, sui bambini rifugiati e sul traffico di minori soprattutto quelli stranieri e non accompagnati, tema sempre di attualità. Nonostante il calo degli arrivi, a fine gennaio erano infatti presenti sul territorio nazionale 15mila minori non accompagnati e 4.332 si sono resi irreperibili. Possono essere passati in Nord Europa o essere finiti sulla strada a mendicare o nelle mani della criminalità organizzata. «Hanno progetti migratori complessi, vogliono proseguire verso il nord Europa dove ad attenderli ci sono parenti o un genitore – aggiunge Albano –, ma spesso non sanno che farsi identificare in Italia non comporta la loro permanenza definitiva nel nostro Paese. È possibile un ricongiungimento con i parenti in altri Stati europei, certo con tempi più lunghi. Ma legalmente e in sicurezza, evitando percorsi rischiosi». Sui respingimenti verso l’Italia di minori stranieri soli effettuati da Francia, Svizzera e Austria Albano non si pronuncia. Ma chi può informarli delle alternative?

«Può essere uno dei nostri compiti come possono farsene carico le organizzazioni che li accolgono. E poi penso ai tutori volontari, figura prevista dalla nuova legge sui minori stranieri non accompagnati, che assomigliano a dei ‘micro-garanti’. Abbiamo ricevuto 4mila domande di partecipazione ai corsi di formazione di questi volontari. In regioni quali Toscana, Abruzzo, Molise e Sardegna è l’ufficio nazionale a organizzare i corsi, altrove ci pensano gli uffici regionali». Ma occorre uno scatto per aumentare il numero di tutori: una norma governativa che autorizzi i volontari a prendere congedi dal lavoro e ad avere rimborsi spese sempre nella gratuità dell’azione. Sarà compito del nuovo esecutivo rispondere alla specifica richiesta della Garante presentata lo scorso novembre. E aldilà e aldiqua del confine occorrerà una sensibilizzazione sulla Convenzione dell’Aja. «È stata resa esecutiva in Italia nel 2015, a oltre dieci anni dalla firma – ricorda la Albano –. Rappresenta il segno della fiducia nella possibilità di assicurare continuità nella protezione del minorenne attraverso la cooperazione tra Stati». Suona attuale e controcorrente. (Paolo Lambruschi)