Perugia – “Dal Rapporto sugli italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes emerge che, al primo gennaio 2017, sono quasi 5 milioni gli italiani iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Attualmente l’Italia sta vivendo una nuova stagione della mobilità della popolazione per partenze e arrivi, da intendersi come risorsa, perché permettendo il confronto con realtà diverse, costituisce un’opportunità di crescita e di arricchimento”: lo ha detto il vicepresidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli, in apertura della riunione del Consiglio regionale dell’Emigrazione che si è svolto ieri a Perugia.
Alla riunione, dopo i saluti e l’introduzione del direttore regionale, Lucio Caporizzi, è intervenuta la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi secondo la quale “l’emigrazione deve essere consapevole ed è fondamentale non perdere i collegamenti con l’Umbria. Una regione, la nostra, che è fatta di specificità e tanti piccoli centri. Il Consiglio regionale dell’Emigrazione – ha detto – è e deve essere per le istituzioni una realtà che arricchisce e con cui lavorare per amplificare la nostra Umbria. Ma non tutti se ne sono andati dall’Umbria per scelta – ha concluso – alcuni hanno dovuto affrontare difficoltà e resistenze culturali ed è proprio su sempre maggiori forme di integrazione che dovremo lavorare”.
In proposito il vicepresidente Paparelli dopo aver reso noto che a livello continentale, oltre la metà dei cittadini italiani, risiede in Europa, più specificatamente nell’UE (54 per cento), mentre il 40,4 per cento in America soprattutto quella centro-meridionale e a seguire l’Oceania, l’Asia e l’Africa, ha evidenziato che “in questo articolato sistema emerge la necessità che la mobilità diventi sempre più un processo dinamico di relazioni, un ‘benessere’ condiviso di molti e tra più persone”.
“I giovani in movimento sono in crescita – ha proseguito – la generazione dei Millennials comprende molti ragazzi e ragazze che decidono, non solo di investire in formazione guardando all’estero, ma anche di cercare lavoro fuori dai confini nazionali. E’ una storia molto diversa da quella delle migrazioni del XX secolo, che vede persone in possesso di un capitale culturale molto elevato, veri e propri ‘talenti mobili’ che nel muoversi verso migliori e proficue opportunità, restano comunque legati alla loro italianità e non intendono perderla”.
Paparelli ha quindi ricordato che “l’esperienza portata avanti nell’ambito del Progetto Brain Back ha dato la possibilità di cominciare ad entrare in contatto con una parte di questa nuova emigrazione. Al riguardo la Regione Umbria ha di recente riaperto il Bando Brain Back, rivolto agli emigrati di origine umbra e a coloro che hanno conseguito un titolo di laurea presso le nostre università e che intendano avviare nel nostro territorio un’attività d’impresa. In tal modo, si vuole trasformare l’unidirezionalità del fenomeno migratorio in circolarità. Alla nostra società – ha riferito – e alle nostre istituzioni spetta, pertanto, il compito di entrare in relazione con questa realtà e di supportarla, creando, ove possibile, opportunità per offrire, a chi decide di rientrare, un’adeguata valorizzazione del percorso compiuto, sapendo che sono portatori di un valore aggiunto per il nostro territorio”.
“La Regione ha già avviato una riflessione su questi temi nell’ambito delle varie iniziative – ha reso noto – e abbiamo ritenuto opportuno dotarci di una nuova legge in materia di emigrazione, in grado di essere innovativa ed al passo con i tempi e con il profondo cambiamento avvenuto nelle comunità dei nostri corregionali all’estero, con un aumento costante, della componente di terza e quarta generazione. La legge, frutto di un lavoro condiviso con le nostre comunità all’estero, ha cercato di tradurre in termini normativi i cambiamenti che oggi contraddistinguono la mobilità dei nostri concittadini, dando molto più spazio ai giovani e partendo dal presupposto che le comunità degli italiani all’estero rappresentano una grande risorsa per il posizionamento dell’Umbria nei paesi di residenza dal punto di vista degli scambi economici, della promozione turistica, culturale, nonché dell’offerta formativa. Pertanto, le associazioni degli italiani all’estero non rappresentano più un luogo della nostalgia, ma un luogo di appartenenza per sostenere una cittadinanza a distanza, globale, consapevole delle sue radici culturali, linguistiche e sociali e capace di cogliere la complessità di un fenomeno in continua e costante trasformazione”.
Scendendo nel dettaglio della normativa la dirigente della Direzione regionale Programmazione, Affari internazionali ed Europei, Anna Ascani, ha evidenziato che attraverso la legge “la Regione mantiene e sviluppa i legami culturali, sociali ed economici con gli umbri all’estero, promuove la loro partecipazione alla vita della comunità regionale e agevola l’eventuale loro rientro e reinserimento in Umbria”.
Tra gli obiettivi della normativa c’è il rafforzamento delle identità culturali degli umbri all’estero, nonché favorire la diffusione e promozione dell’associazionismo degli umbri nel mondo, la valorizzazione del ruolo delle comunità umbre nella promozione all’estero dell’Umbria, la sinergia tre le iniziative di promozione delle comunità umbre all’estero e quelle attivate dalla Regione, la valorizzazione delle conoscenze e delle professionalità maturate all’estero, l’inserimento sociale, economico e formativo degli umbri all’estero che stabiliscono la propria residenza nel territorio regionale, favorire i contatti con gli umbri all’estero e la diffusione della conoscenza delle attività della Regione, nonché promuovere lo studio e la ricerca sul fenomeno migratorio umbro”.
La legge prevede una Consulta regionale degli umbri all’estero e una serie di interventi dei Comuni della Regione a favore degli emigrati, mentre la Regione garantisce il sostegno alla creazione di attività economiche e nuove imprese nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di stato e l’erogazione di borse di studio per la frequenza di studi universitari.