Ragusa – I bambini invisibili salgono sul palco, indossano colori, fanno divertire e commuovere. Lacrime e sorrisi per togliere finalmente il velo su una vita di sfruttamento e diritti negati. Sono i giovanissimi che vivono tra le serre nel Ragusano, in particolare nelle campagne tra Randello e Marina di Acate, in un contesto di lavoro nero, abitazioni fatiscenti, caporalato e segregazione. ‘C’era una volta in un paesino della Sicilia una splendida ragazza, il cui nome era Andrea, ma tutti la chiamavano Serrerentola, perché lavorava tutto il giorno nelle serre…’, comincia così la fiaba messa in scena a Ragusa e a Vittoria. Tutto come da copione: una matrigna, due sorellastre antipatiche, una fatina e degli animaletti magici. E poi lei, Serrerentola, che ama leggere i libri, ma è costretta a lavorare in campagna e a sbrigare le faccende domestiche. Fin quando il giovane figlio del proprietario non organizza una festa da ballo. Un’occasione per riflettere sulla condizione dei piccoli attori coinvolti, figli dei braccianti agricoli della zona, in maggioranza rumeni o maghrebini, una piccola parte degli oltre 150 minori censiti dal Presidio Caritas che vivono da invisibili sul territorio ibleo. Gli organizzatori dello spettacolo, Caritas e Migrantes della diocesi di Ragusa, operano ogni giorno con questi ragazzi. E questa volta anche i genitori sono diventati spettatori dei talenti dei figli. Sono arrivati in pullman e sono rimasti sbalorditi nel vederli cantare e recitare in perfetto italiano. «Vi preghiamo di continuare in questo lavoro», hanno detto agli operatori, che adesso sognano di portarli in tournée. (Ale. Tu.)