Roma – La chiusura, sia pur non totale, della rotta balcanica ha concentrato sulla rotta del Mediterraneo centrale la maggior parte degli arrivi via mare dei migranti forzati. Allo stesso tempo, il ripristino dei controlli alle frontiere interne dell’Europa fa sì la maggior parte dei migranti che arriva resti in Italia. Nel corso del 2016 sono sbarcati in Italia 181.436 migranti, di cui 25.772 minori non accompagnati. Le richieste di protezione internazionale presentate in Italia nel corso dell’anno sono state 123.000.
Ormai sistematicamente i richiedenti asilo allo sbarco vengono distribuiti in tutte le regioni d’Italia e il sistema di accoglienza nazionale ha registrato alla fine del 2016 un totale di presenze pari a 176.554 persone. La maggior parte di questi posti però continuano ad essere offerti da centri di accoglienza straordinaria (CAS) che non sempre includono lo stesso livello di servizi mirati all’integrazione e soprattutto non prevedono un coinvolgimento diretto dei Comuni in cui si trovano. Il Centro Astalli, che gestisce sia centri di accoglienza straordinaria (a Trento, Vicenza e Grumo Nevano-Na) che centri SPRAR (a Roma, Trento, Vicenza, Palermo), auspica che la rete SPRAR, che alla fine del 2016 accoglieva appena 23.822 persone, diventi al più presto l’unico sistema di accoglienza per richiedenti e titolari di protezione internazionale, affinché a tutti gli accolti possano essere garantito un efficace supporto all’integrazione, secondo standard uniformi.
Allo stesso tempo, notiamo – si legge nel rapporto 2017 del Centro dei Gesuiti presentato a Roma questa mattina – che il percorso di chi arriva in Italia è sempre più difficile. Sempre più spesso incontriamo persone che, ritrovandosi escluse, per un motivo o per l’altro, dai percorsi ordinari per la domanda d’asilo e l’accoglienza, sono sempre più disorientate e faticano a trovare ascolto e risposta ai loro bisogni.
Un altro elemento di preoccupazione riguarda più specificamente la procedura d’asilo: “dall’esperienza delle persone che si rivolgono ai nostri servizi vediamo che la probabilità di vedersi riconoscere la protezione internazionale nell’ultimo anno si è ridotta, anche se i motivi della migrazione forzata non appaiono sostanzialmente diversi dagli anni precedenti. Sembra anzi crescere – si legge – la vulnerabilità delle persone che accompagniamo e proprio per chi è più traumatizzato sembra difficoltoso accedere a un adeguato orientamento alla procedura. Anche per questa ragione ci appare grave e pericolosa l’accelerazione e semplificazione dei ricorsi a fronte di un diniego in prima istanza, che rischia di ridurre ulteriormente il numero delle persone che riescono a vedere riconosciuto il proprio diritto alla protezione”.
Il Centro Astalli sottolinea anche la mancata esenzione dal ticket che continua a rendere difficile l’accesso dei migranti a cure effettive e a scoraggiare i percorsi di prevenzione. Anche nel 2016 numerosi rifugiati regolarmente iscritti al Servizio Sanitario Nazionale, ma impossibilitati a sostenere il costo di farmaci e visite mediche, sono stati costretti a chiedere assistenza all’ambulatorio del Centro Astalli. Per la maggior parte dei rifugiati, ma in particolare per quelli più segnati dai traumi della fuga e del viaggio, per le madri sole e per i nuclei familiari numerosi, i percorsi verso l’autonomia si confermano faticosi. Lavoro e casa sono evidentemente le esigenze più pressanti: nel 2016 è aumentata molto la richiesta al servizio di ricerca lavoro e la lunga lista di attesa per l’inserimento nel progetto di comunità di ospitalità (oltre 200 colloqui realizzati) conferma che il bisogno è grande e che, ovviamente, riusciamo a farvi fronte solo in parte, si legge nel rapporto che evidenzia come per tutto il 2016 il lavoro culturale e di sensibilizzazione del Centro Astalli è cresciuto, con buona risposta. Nell’ambito dei due progetti nelle scuole, Finestre e Incontri, sono stati coinvolti 26.436 studenti in 14 province italiane (2.700 di più rispetto all’anno precedente). A maggio 2016, più di 200 iscritti hanno partecipato al corso “Oltre il muro dell’indifferenza” e l’ampia partecipazione alle iniziative per la Giornata del Rifugiato organizzate in tutta Italia confermano l’interesse e la volontà di partecipazione di una parte significativa della società italiana. (R.I.)