Cremona – «Vulnerabili e senza voce», così Papa Francesco ha definito i migranti minori nel recente messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato celebrata il 15 gennaio. Proprio a loro è stato dedicato l’incontro serale di venerdì 20 al Centro Pastorale diocesano di Cremona: don Anton Jicmon, sacerdote rumeno da pochi mesi incaricato diocesano Migrantes ha invitato Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale di Migrantes, per un focus sulla situazione in Italia e nel mondo.
Prima del preciso e circostanziato intervento di Perego, corredato da numeri e percentuali, ha preso la parola don Paolo Arienti, Presidente della F.O.Cr., che ha presentato il volume “Viaggi” della collana “Soul is young”: un testo agile e accattivante dal punto di vista grafico – struggenti le foto di Steve McCurry e Sebastião Salgado – che raccoglie la storia di Iannik, giovanissimo profugo giunto in Italia dopo la dura traversata del Mediterraneo, e le riflessioni di sei suoi coetanei italiani su questo triste fenomeno. Un’operatrice della Cooperativa Nazareth ha poi illustrato i progetti di accoglienza di minori stranieri di questa realtà che fa capo a don Pier Codazzi e che opera sul territorio da circa 10 anni. Nazareth attualmente segue una cinquantina di ragazzi provenienti da Egitto e Centro Africa, ma anche da Kosovo e Albania.
Un’accoglienza non più sul modello di comunità, ma di affido potenziato: i giovanissimi stranieri, infatti, sono ospitati in appartamenti da 2 a 4 posti con un adulto affidatario che spesso è uno straniero che ha compiuto egli stesso un percorso di integrazione e di autonomia. Il Centro Diurno Giona, che fa sempre capo a Nazareth, accompagna i ragazzi durante la giornata attraverso corsi di alfabetizzazione, laboratori vari e attività di manutenzione e pulizia. Da qualche tempo corsi di alfabetizzazione sono proposti da Giona anche negli oratori di Castelverde e Maristella. Decisivo è
anche il lavoro delle parrocchie a favore dell’accoglienza dei minori: è il caso della comunità di San Francesco al quartiere Zaist di Cremona. Il vicario don Matteo Alberti e quattro giovani collaboratori hanno illustrato brevemente il lavoro che si fa attraverso il doposcuola, il corso di mini-basket, il grest e la ferialità.
Piccoli segni di speranza che dicono che è possibile l’integrazione e il rapporto stretto con le famiglie e la scuola senza perdere la propria identità e cultura. Mons. Perego ha ricordato che su 5.024.000 di migranti presenti sul territorio italiano ben 1.100.000 sono minori dei quali 814.000 frequentano le nostre scuole. Circa 650.000 sono nati in Italia ma non hanno la cittadinanza italiana,
gli altri sono giunti per ricongiungimento familiare e vivono – soprattutto se pre-adolescenti – il difficile fenomeno della sradicazione dalla propria terra e della propria cultura. Significativo è anche il fenomeno dei minori non accompagnati: tra il 2014 e il 2016 sono giunti sulle nostre coste 50.000 under 18, dei quali, però solo la metà sono rimasti nel nostro Paese e per i quali sono stati messi in piedi 1.000 comunità residenziali e 1.500 centro diurni, senza contare le tante esperienze di accompagnamento volontario poste in atto soprattutto da oratori e parrocchie: basti pensare che in Lombardia su 10 frequentanti gli oratori ben 6 sono stranieri. Per il direttore Migrantes occorre anzitutto rivedere la legge sulla cittadinanza e far in modo che chi nasce in Italia possa avere la cittadinanza italiana, in secondo luogo occorre chiudere i Centri di accoglienza straordinari dove l’85% dei minori è destinato e favorire invece accoglienze di tipo familiare. Inoltre è necessario che fin dal loro arrivo i minori abbiano un tutore – oggi ci vogliono anche 11 mesi per l’assegnazione di questa figura di riferimento educativo e non può essere certamente il sindaco come accade adesso – che li segua e accompagni in un percorso di integrazione e autonomia. Non da ultimo rivedere la distribuzione dei minori tra le regioni: è impensabile che la Sicilia abbia oltre 7.000 di questi ragazzi e la Lombardia solo 1.000 o addirittura la Val d’Aosta solo 3. (Claudio Rasoli – La Vita Cattolica)