Roma – Nel giorno della Memoria, anche quest’anno il ricordo di tutte le vittime del genocidio delle leggi razziali non può dimenticare lo sterminio delle persone e famiglie rom. Le prime deportazioni di rom avvennero nel 1936 a Dachau. Le prime vittime furono rom e sinti della Germania e dell’Austria, deportati nei lager in Polonia. In Ucraina, in Boemia e in Moravia la popolazione rom fu quasi completamente massacrata. Volti e storie di violenze e di morte, anche di molti minori, nei diversi Paesi europei e in Italia, dove sorsero i campi di concentramento dei sinti e rom a Bolzano e in Sardegna, in Molise e Abruzzo, nel Lazio e in Calabria dopo le leggi razziali. Dopo l’8 settembre del 1943, molti rom si unirono alle formazioni partigiane e diedero un contributo importante, spesso dimenticato, alla Resistenza e alla nascita della democrazia in Italia. “Nel giorno della memoria non possiamo dimenticare la tragedia di un popolo europeo – dice Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes – purtroppo non ancora riconosciuto in Italia come minoranza, e non richiamare l’attenzione a fatti di discriminazione, di esclusione sociale ancora troppo presenti nelle nostre città nei confronti dei rom, sfociati talora in nuove forme di violenze e di razzismo che devono preoccupare. Al tempo stesso, in questo giorno, desideriamo ricordare i troppi minori rom ancora apolidi nel nostro Paese, che vivono ai margini delle nostre città o la violenza di sgomberi forzati e che rischiano di essere esclusi da percorsi di partecipazione e di cittadinanza. Ieri questi minori rom sono stati i primi ad essere trucidati nelle camere a gas, oggi rischiano di essere ancora dimenticati e ed esclusi”. (R.I.)