Zurigo – Si è svolta alla Casa d’Italia di Zurigo, domenica 5 marzo scorso, l’annuale assemblea generale della Confederazione delle Associazione Venete in Svizzera (CAVES), un appuntamento particolarmente importante avendo all’ordine del giorno l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo. Ma non solo, vista la presenza di un illustre ospite, per altro veneto e presidente di una grande associazione (la Bellunesi nel Mondo), l’ex assessore alla Regione Veneto con delega all’emigrazione Oscar De Bona, nonché di Franco Narducci portavoce del FAIM (Forum delle associazioni italiane nel mondo).
I cinquanta delegati delle associazioni venete operanti in Svizzera chiamati ad eleggere il nuovo Consiglio Direttivo, dopo avere ascoltato con attenzione la relazione del presidente uscente Luciano Alban – centrata sulle politiche regionali per i veneti all’estero, sull’attività svolta dalla CAVES e sull’attualità politica in Svizzera, con particolare riferimento alla recente votazione referendaria per la cittadinanza agevolata – hanno animato il dibattito mettendo sotto i riflettori il futuro dell’associazionismo veneto e la transizione verso le nuove generazioni e nuove forme organizzative.
Il processo di globalizzazione che muta continuamente, senza per questo arrestarsi, ha modificato enormemente le forme di aggregazione e di comunicazione, dilatando a dismisura il ruolo del social network, come per altro sottolineato da Paolo Martinazzo responsabile dei giovani veneti nella CAVES. Giovani presenti in buon numero all’assemblea e rappresentanti di quel nuovo flusso migratorio dall’Italia verso il mondo che si distingue dalle precedenti emigrazioni per caratteristiche largamente discusse: molto qualificati (sono tanti i laureati), parlano in molti casi le lingue, hanno idee chiare sul loro futuro professionale e non provengono in larghissima parte dal meridione dell’Italia come accadeva nel secolo scorso. Dall’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes – come ha rimarcato Luciano Alban – si evince che il flusso migratorio dalla Regione Veneto negli ultimi nove anni ha avuto un incremento del 67%, con oltre 125.000 nuovi espatriati. Siamo evidentemente di fronte ad uno scenario completamente diverso dal passato.
Ma nonostante qualifiche e competenze i nuovi emigrati devono affrontare, così come era accaduto ai loro padri e nonni, difficoltà oggettive nell’inserimento e ricerca del posto di lavoro, con rischi notevoli di precipitare in situazioni di precariato difficili da superare. Anche per questo c’è bisogno delle energie e della qualificata presenza dell’associazionismo degli italiani all’estero, che non ha esaurito il proprio ruolo e oltretutto assicura un contributo enorme all’economia italiana. Un dato confermato anche da Marco Chiarello, il giovane neodirettore della più grande associazione veneta con terminali in ogni parte del mondo, l’Associazione Internazionale Trevisani nel Mondo, che ha stabilito vari accordi con la locale Camera di Commercio per promuovere il sistema Treviso.
Uno degli obiettivi principali del nuovo Consiglio Direttivo – formato da nove persone, cinque delle quali giovani di recente immigrazione – sarà sicuramente diretto a garantire il passaggio generazionale e a darsi un’impostazione organizzativa e operativa che tenga conto dei grandi cambiamenti intervenuti nella società e nelle forme di comunicazione.
L’Assemblea, diretta con la consueta efficacia da Saverio Sanvido, ha rievocato le ragioni per le quali, cinquant’anni fa, nacque l’associazionismo veneto, ragioni che ora sono profondamente cambiate. A differenza delle altre Regioni italiane, l’associazionismo in Veneto è nato su base provinciale e le sette Province hanno organizzato strutture e attività su tale dimensione geografica. Nel 1978 le associazioni venete della Svizzera, primo caso nel mondo, hanno creato un Comitato d’emigrazione regionale, modificandone poi lo statuto nel 2006 per poter cambiare la denominazione da Comitato a Confederazione.
Anche per questa genesi della CAVES è stata ribadita l’importanza delle relazioni umane come fattore di aggregazione sociale oltre che di formazione e informazione. Ma proprio in considerazione dei mutamenti illustrati occorre valutare nuove forme di cooperazione e di aggregazione: circoli veneti regionali piuttosto che provinciali come, per altro, sta accadendo in Veneto.
Oppure, prendendo a spunto l’esempio dell’associazionismo italiano nel mondo che, come ha ricordato Franco Narducci, dopo avere celebrato i propri Stati Generali ha dato vita al FAIM, che oggi può contare sull’adesione di 86 associazioni, tra le quali molte hanno il tratto distintivo dell’innovazione. Se le associazioni tradizionali non puntano sull’innovazione nel campo della cultura, della comunicazione e della solidarietà, ha sottolineato Narducci, le cose peggioreranno e sarà difficile costruire il ponte ter le prime e le successive generazioni.
Oscar De Bona, già presidente della Consulta Veneta, ha ricordato il ruolo straordinario dell’emigrazione allo sviluppo della Regione Veneto, un contributo che non è scemato con il tempo ma che ultimamente è stato ripagato con tagli drastici al capitolo di spesa per le comunità venete nel mondo. Dal suo osservatorio di presidente dell’ABM, ha poi ricordato l’importanza di rinnovare la squadra con un mix tra esperienza e dinamismo giovanile.
Entro 30 giorni si riunirà il nuovo Consiglio Direttivo per definire tutte le cariche e soprattutto avviare una stagione operativa con obiettivi molto chiari.