Roma – Nel 2016 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 473.438 bambini, oltre 12 mila in meno rispetto al 2015. Nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità. E’ il dato riportato oggi dall’Istat nel report “Natalità e fecondità della popolazione residente”. Dal 2012 – sottolinea l’Istituto di Statistica italiano – diminuiscono, seppur lievemente (-7 mila), anche i nati con almeno un genitore straniero pari a poco più di 100 mila nel 2016 (21,2% del totale). Tra questi, a calare in maniera più accentuata sono i nati da genitori entrambi stranieri, che nel 2016 scendono per la prima volta sotto i 70 mila.
Le cittadine straniere residenti, che finora hanno parzialmente riempito i “vuoti” di popolazione femminile ravvisabili nella struttura per età delle donne italiane, stanno a loro volta “invecchiando”: la quota di donne straniere 35-49enni sul totale delle cittadine straniere in età feconda passa dal 41% al 1° gennaio 2005 al 51,7% al 1° gennaio 2017. Questa trasformazione – scrive l’Istat – è conseguenza delle dinamiche migratorie nell’ultimo decennio. Le grandi regolarizzazioni del 2002 hanno dato origine nel corso del 2003-2004 alla concessione di circa 650 mila permessi di soggiorno, che si sono in gran parte tradotti in un “boom” di iscrizioni in anagrafe dall’estero (oltre 1 milione 100 mila in tutto, che ha fatto raddoppiare il saldo migratorio degli anni 2003-2004 rispetto al biennio precedente). Le boomers, che hanno fatto il loro ingresso o sono “emerse” in seguito alle regolarizzazioni, hanno realizzato nei dieci anni successivi buona parte dei loro progetti riproduttivi nel nostro Paese, contribuendo in modo importante all’aumento delle nascite e della fecondità di periodo. La dinamica migratoria si è attenuata con la crisi degli ultimi anni, pur restando positiva come avviene ormai da oltre venti anni. In Italia, inoltre, sono sempre più rappresentate le comunità straniere caratterizzate da un progetto migratorio in cui le donne lavorano e mostrano una minor propensione a fare figli in Italia. È il caso delle donne ucraine, moldave, filippine, peruviane ed ecuadoriane, che hanno alti tassi di occupazione, prevalentemente nei servizi alle famiglie.
Per queste ragioni il contributo delle cittadine straniere alla natalità della popolazione residente si va lentamente riducendo. Si osservano tuttavia, due tendenze divergenti tra i nati in coppia mista e quelli con entrambi i genitori stranieri. I primi – spiega ancora il report dell’Istat – passati da 23.970 del 2008 a 30.984 del 2016, presentano un andamento oscillante a partire dal 2010. I nati da genitori entrambi stranieri, invece, dopo un incremento sostenuto fino al 2012 sono diminuiti di oltre 10 mila unità negli ultimi quattro anni (nel 2016 ammontano a 69.379, 14,7% del totale delle nascite). Il crescente grado di “maturità” dell’immigrazione nel nostro Paese, testimoniato anche dal notevole aumento delle acquisizioni di cittadinanza italiana, rende però sempre più complesso misurare i comportamenti familiari dei cittadini di origine straniera. Si riscontra, infatti, un numero rilevante di acquisizioni di cittadinanza proprio da parte di quelle collettività che contribuiscono in modo più cospicuo alla natalità della popolazione residente. Nel 2016 le acquisizioni di cittadinanza hanno riguardato principalmente albanesi (36.920) e marocchini (35.212) che insieme coprono oltre il 39% delle acquisizioni registrate nell’ultimo anno dai cittadini non comunitari3. Sono quasi 90 mila le donne non comunitarie che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2016; di queste, oltre la metà ha un’età compresa tra 15 e 49 anni. Sono 17.586 le acquisizioni di cittadinanza di donne albanesi e 15.987 quelle di donne marocchine, con quote in età feconda rispettivamente del 60% e 46%.