16 Ottobre 2024 – Il luogo scelto dall’Italia per «accogliere» i migranti rimanda «ai luoghi dove viene meno la tutela della dignità della persona. Noi sappiamo che sui Cpr ci sono già state condanne dal 2001». Questo il primo commento rilasciato a Famiglia Cristiana da monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, e Presidente Cemi e Fondazione Migrantes della CEI, che a proposito della notizia dei primi trasferimenti di richiedenti asilo nei centri allestiti a Schengim e Gjader ricorda la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue.
«Sappiamo che in Italia si aspetta fino a due anni per veder esaminata la richiesta. Come potrà avvenire questo in Albania in 4 settimane?», si chiede mons. Perego. E sulla prigione annessa aggiunge: «il timore è che lì potrebbe andarci anche solo chi è autore di una semplice manifestazione non violenta». Tra i rischi anche quello di veder divisi i nuclei familiari: «Chi terrà conto della tutela al diritto di famiglia di queste persone, minori, donne o persone con disabilità?».
“Siamo passati dai muri alle prigioni”, ha poi chiosato monsignor Perego in un commento successivo rilasciato all’agenzia di stampa Adnkronos. “Spendere un miliardo, come di fatto sarà, per costruire tre prigioni a cielo aperto e un centro di identificazione allo sbarco per 400 persone significa che siamo passati dai muri alle prigioni quindi siamo davanti ad un passaggio ulteriormente grave nella gestione del diritto di asilo”. L’arcivescovo di Ferrara chiarisce in merito: “Il centro di trattenimento è comunque una prigione perché non si può uscire né avere un cellulare”.
Per il presidente della fondazione Migrantes siamo davanti a un “grande spreco di risorse, ad un risultato minimo” perché “se i numeri saranno questi per ogni tipo di salvataggio, e non potranno essere più di due in una settimana, i numeri saranno molto residuali. Forse il 10% se si arriva a 5.000 in un anno di quei 52 mila che finora sono sbarcati a Lampedusa e nei porti italiani”. “Speriamo – ha aggiunto Perego – venga presto una condanna anche dalla Corte penale europea e dalla Commissione dei diritti umani . La premessa e’ anche la condanna che ha avuto Cipro in questi giorni per il trattenimento di alcune persone in maniera non adeguata”.
Sul tema è intervenuta anche Ursula von der Leyen parlando di “lezione per l’Ue”. Al che osserva mons. Perego: “A mio modo di vedere la von der Leyen non è esattamente informata dei fatti e di cosa si è costruito in Albania e di questa procedura che sta avvenendo. Forse quando sarà, con precisione, informata dei fatti, magari dagli organismi europei deputati anche al controllo, rivedrà questo suo giudizio. O, almeno, lo spero. Perché pensare che questa sia la soluzione quando un governo, quello inglese, è caduto sulla stessa soluzione, è una cosa che segnala una deriva del popolarismo europeo”.