27 Marzo 2024 –
Milano – «Ognuno di noi pensava che sarebbe stato il prossimo a morire, eppure abbiamo visto delle navi avvicinarsi a noi, ma non ci hanno voluto salvare». Famiglia Cristiana da domani in edicola pubblica il racconto dell’ultima tragedia del Mediterraneo, affidato alla testimonianza dei sopravvissuti all’inferno di quel gommone della morte partito alle due di notte di giovedì 7 marzo dalla spiaggia di Zawiya, in Libia. Sette giorni in mare, senza cibo e senza acqua. Un diario di viaggio dove ogni giorno qualcuno dei compagni moriva e in cui man mano i corpi venivano gettati in mare. «Venerdì abbiamo visto una nave bianca e rossa avvicinarsi e allontanarsi da noi ripetutamente, credevamo che quella potesse essere la barca della nostra salvezza e invece se n’è andata, non l’abbiamo più vista. Non aveva delle scritte, almeno noi non riuscivamo a vederle», dicono i sopravvissuti. «Il mare era agitato, le persone in preda al panico, non c’era cibo e chi riusciva beveva l’acqua del mare. Bruciava e non tutti potevano farlo. Avevamo fame e sete, eravamo senza forze. C’erano tanti ragazzi della mia età, quattro donne e un bambino. Sono tutti morti nel gommone. Ogni ora che passava moriva qualcuno, facevamo una preghiera veloce e lo gettavamo in mare», racconta uno dei ragazzi intervistati al centro di raccolta di Catania. Struggente anche la testimonianza del padre di un bimbo di un anno e tre mesi morto insieme alla madre per gli stenti.